Nonostante la crescita sostenuta, l'offerta di energia rinnovabile non è ancora sufficiente nemmeno a coprire la nuova domanda aggiuntiva di energia a livello globale: riesce infatti a soddisfarne solo una parte. Lo afferma Matteo Ramenghi, chief investment officer di Ubs Wm in Italia, in un report in cui riferisce che nel 2024 le emissioni di CO2 sono aumentate dell'1,3%, raggiungendo il record di 40,8 gigatonnellate di CO2 equivalente , in forte accelerazione rispetto alla media decennale (0,8%).
I maggiori aumenti si sono registrati in Cina (+177 milioni di tonnellate) e India (+124 milioni). Gli incrementi riflettono la composizione della domanda di energia: nei Paesi Ocse, più avanzati e orientati a nucleare e rinnovabili, la crescita è stata solo dello 0,7%, mentre nelle economie emergenti, che fanno maggiore affidamento sugli idrocarburi, è stata del 2,9%, differenze riflettono anche i diversi livelli di efficienza energetica e le dinamiche demografiche.
A dispetto del forte sviluppo degli ultimi anni, si legge nel report di Ramenghi, le rinnovabili rappresentano ancora una quota limitata del consumo energetico primario globale, ovvero solo il 7,7%. Il dilemma energetico, quindi, resta irrisolto: bisogna trovare un equilibrio tra sicurezza, accessibilità dell'energia e contenimento delle emissioni di anidride carbonica, che invece continuano a salire.
La fonte dei dati citati è la Statistical Review of World Energy dell'Energy Institute, una delle più autorevoli per comprendere le dinamiche globali dell'energia. Nel 2024 l'incremento di produzione di anidride carbonica rispetto all'anno prima è stato di ben 530 milioni di tonnellate a causa dell'aumento dei consumi energetici a livello mondiale. Infatti, nel 2024 la domanda globale di energia è cresciuta del 2,1%, raggiungendo il livello record di 592,2 exajoule. Si tratta di un ritmo quasi doppio rispetto agli ultimi decenni. In particolare, il consumo di combustibili fossili (petrolio, carbone, gas naturale) e aumentato dell'1,5%, toccando anch'esso un nuovo massimo.
Per Ramenghi, "la domanda di energia continuerà a crescere nei prossimi anni, sospinta da fattori come crescita della popolazione mondiale e miglioramento degli standard di vita. A questi si aggiungerà la domanda generata dalle infrastrutture per l'intelligenza artificiale, dallo sviluppo industriale e dalla diffusione della climatizzazione, anche in risposta all'aumento delle temperature in quello che sembra un circolo vizioso.
Ancor più rapidamente prosegue l'elettrificazione: la Statistical Review of World Energy segnala un aumento del 4,3% della produzione globale di elettricità, che ha raggiunto il massimo storico di 31.256 terawattora nel 2024. Ma nella produzione di elettricità i combustibili fossili continuano a dominare: il carbone resta la principale fonte (34,0% dell'elettricità prodotta), seguito dal gas naturale (22,4%). L'espansione delle rinnovabili ha portato la quota combinata di eolico e solare dal 15,8% al 17,3%, mentre l'idroelettrico è stabile al 14,2%. L'energia nucleare si ferma al 9%".
"Con la domanda di energia globale attesa in crescita tra il 30% e il 50% nei prossimi 30 anni, non è per nulla chiaro come verrà risolto il dilemma energetico", ha dichiarato, spiegando che "le rinnovabili per la produzione di elettricità sono destinate a crescere rapidamente, ma non tutte le fonti e tecnologie saranno applicabili ovunque e sarà necessaria una certa flessibilità. Per questo si riscontra un crescente interesse di molti Paesi nei confronti del nucleare e alla conferenza Onu sui cambiamenti climatici di novembre 2024, la Cop29, 31 Paesi hanno firmato un impegno non vincolante a triplicare la loro capacità nucleare. A livello globale sono attualmente in costruzione 65 centrali nucleari, con la più alta concentrazione in Cina, India e Turchia".
L'attenzione - ha aggiunto Ramenghi - resta alta anche su altre aree di innovazione: idrogeno, carbon capture, biocarburanti. Seppur ancora costoso, l'idrogeno potrebbe potenzialmente sostituire i combustibili fossili in settori come i trasporti (navi, camion, autobus, treni), oltre che nella produzione dell'acciaio, dove può rimpiazzare gli idrocarburi come fonte di calore. Le compagnie tradizionali di gas e petrolio sono ben posizionate per adattare le proprie infrastrutture alle attività di stoccaggio, trasporto e distribuzione dell'idrogeno. Lo stesso vale per carbon capture e biocarburanti, dove gli operatori esistenti possono guidare l'innovazione e ridurre i costi.
"La transizione energetica rappresenta, a nostro avviso, una delle più interessanti opportunità d'investimento dei prossimi decenni e l'elettrificazione offre ulteriori spunti: gli investitori possono considerare le società che gestiscono le reti di distribuzione o, ad esempio, la generazione nucleare laddove è consentita. Ubs stima che occorreranno investimenti per circa 3.000 miliardi di dollari l'anno entro il 2030 per sostenere l'elettrificazione globale, con particolare attenzione a reti elettriche, energie rinnovabili e materiali critici come rame, litio e alluminio", ha spiegato Ramenghi, sottolineando che, "visto il quadro complessivo, è consigliabile investire sul futuro dell'energia, ma senza trascurare il presente. Un approccio diversificato, che coinvolga sia le aziende fossili più all'avanguardia sia le rinnovabili e i pionieri delle soluzioni energetiche di nuova generazione, è la strategia migliore per cogliere le opportunità in una trasformazione che ci accompagnerà per decenni". (riproduzione riservata)