Il baricentro dei mercati si sposta a Oriente. Nei primi sei mesi del 2025 il mercato globale delle ipo ha registrato 539 operazioni, in lieve calo rispetto allo stesso periodo del 2024 (-4%), ma con un incremento significativo nei capitali raccolti: 61,4 miliardi di dollari, +17% nel confronto su base annua.
Lo evidenzia il report «Global Ipo Trends Q2 2025» di EY, che fotografa un mercato in profonda trasformazione, scosso da instabilità geopolitica, volatilità crescente e un nuovo equilibrio fra le principali piazze finanziarie.
A dominare la scena è la Cina, che da sola ha attirato il 34% dei proventi totali da ipo, triplicando i valori dello scorso anno. Il numero di operazioni è salito del 33% a quota 104. Una performance trainata dalle maxi quotazioni nel settore industriale, in particolare componentistica per veicoli elettrici e batterie, e dal clamoroso ritorno di Hong Kong: con un aumento di sette volte nei capitali raccolti rispetto al 2024 ha riconquistato la vetta tra le borse mondiali per proventi.
Anche gli Usa, con 109 ipo e 17,1 miliardi di dollari raccolti, confermano la loro centralità, attirando il 93% delle operazioni cross-border. A sorprendere è però la qualità: se da un lato le operazioni crescono numericamente, dall'altro l'incertezza sui dazi e la politica monetaria hanno ridotto la dimensione media dei collocamenti. I settori trainanti restano software, intelligenza artificiale e fintech.
In decisa controtendenza l'Europa, dove le ipo calano del 15% in numero e del 58% in valore, fermandosi a 5,9 miliardi. L'area ha pagato lo scotto di un forte incremento della selettività da parte degli investitori e un'escalation di volatilità legata ai dazi Usa e ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Unica eccezione, la Svezia, dove il gruppo Asker Healthcare ha realizzato una delle poche ipo di taglia maxi. In generale, gli investitori europei prediligono aziende mature: l'età media delle società quotate è salita a 29 anni, più del doppio rispetto al 2021.
Anche l'India ha frenato (-30% per numero di operazioni), mentre il Medio Oriente continua a crescere, trainato da Arabia Saudita e Israele, con 36 operazioni e oltre 5 miliardi raccolti. In Asia, si segnalano le performance di Corea del Sud e Malesia, quest'ultima protagonista nel Sud-est asiatico con 27 ipo, record ventennale.
A livello settoriale, l'industria (24% delle operazioni) è protagonista, spinta dalla domanda di localizzazione delle catene di fornitura e da investimenti in mobilità, difesa e infrastrutture. Crescono anche tecnologia (soprattutto software), consumer e costruzioni. Da segnalare il comparto energetico, che pur con meno operazioni (38 ipo) ha triplicato i capitali grazie a due mega operazioni in Giappone e Usa.
La volatilità resta un fattore critico. Nel primo semestre, l'indice VIX ha oscillato tra 14,8 e 52,3 punti, con un'ampiezza più che quintuplicata rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo ha spinto molte società a rimandare le ipo o ridurne il flottante. Inoltre, i fondi di private equity tendono a trattenere gli asset più a lungo, sperando in finestre di mercato più favorevoli. Il fenomeno del «private for longer» si rafforza, soprattutto in Europa.
La crescita dei collocamenti transfrontalieri (14% del totale) conferma una dinamica strategica: le società di Cina e Singapore cercano liquidità in Usa, ma spesso con operazioni di dimensioni più contenute per evitare pressioni regolatorie. Le ipo cross-border sopra 250 milioni di dollari continuano infatti a sottoperformare rispetto a quelle domestiche.
Guardando al secondo semestre, l'outlook di EY è cauto, seppure orientato all'ottimismo. La riduzione dell'inflazione e la prospettiva di politiche monetarie più accomodanti potrebbero riaprire le finestre di collocamento, specie in Europa, dove tra settembre e ottobre si attendono diverse operazioni rilevanti. Più che i numeri, a fare la differenza saranno le narrazioni: strategia, innovazione e brand sono oggi i principali driver per gli investitori istituzionali.
In definitiva, la finanza globale sta cambiando pelle. L'asse si sposta verso Est, ma il mercato rimane selettivo. Solo le aziende più pronte, solide e con un forte posizionamento strategico riusciranno a emergere. E a convincere investitori che, in un mondo sempre più complesso, chiedono non solo crescita ma soprattutto visione. (riproduzione riservata)