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Distensione, Nvidia riprenderà a vendere i chip AI H20 alla Cina

Dopo un incontro Huang Trump, l'azienda ha avuto il via libera dalle autorità americane. Intanto a Pechino, il fondatore e ceo ha annunciato lo sviluppo di un nuovo chip AI progettato per la Cina. Il modello è pienamente conforme ai controlli statunitensi e adatto alle applicazioni AI per le fabbriche intelligenti e la logistica


15/07/2025 13:25

di Francesca Gerosa - Class Editori

settimanale
Jensen Huang, fondatore e ceo di Nvidia

Nvidia prevede di riprendere le vendite del suo chip AI H20 in Cina dopo aver ottenuto rassicurazioni da Washington che tali spedizioni verranno approvate. Una svolta rispetto alla posizione dell’amministrazione Trump sulle misure volte a limitare le ambizioni cinesi nel campo dell’intelligenza artificiale.

 I funzionari del governo statunitense hanno comunicato a Nvidia che approveranno le licenze di esportazione per l’acceleratore di intelligenza artificiale H20, ha dichiarato l’azienda il 14 luglio in un post sul blog, una mossa che potrebbe aggiungere miliardi ai ricavi del colosso statunitense dei semiconduttori quest’anno, ripristinando la possibilità di evadere ordini che erano stati dati per persi a causa delle restrizioni governative. Nvidia la scorsa settimana è diventata la prima azienda a raggiungere un valore di mercato di 4.000 miliardi di dollari.

Il dietrofront rappresenta una vittoria importante per il fondatore e ceo di Nvidia, Jensen Huang, che ha incontrato il presidente Donald Trump la scorsa settimana e si trova attualmente a Pechino per una conferenza sponsorizzata dal governo. Aveva definito i controlli sui chip statunitensi un «fallimento» perché hanno favorito l’ascesa della rivale cinese Huawei Technologies. Le spedizioni dell’H20 avvantaggiano aziende come DeepSeek e Alibaba Group Holding che, nonostante i progressi di Huawei, continuano a cercare l’hardware di Nvidia per addestrare, espandere e gestire i servizi AI con cui competere con realtà come OpenAI.

La Cina ha generato 17 miliardi di dollari di fatturato per Nvidia nell’esercizio fiscale terminato il 26 gennaio, pari al 13% delle vendite totali della società. «Il mercato cinese è enorme, dinamico e altamente innovativo, ed è anche la casa di molti ricercatori nel campo dell’AI. Pertanto, è davvero cruciale per le aziende americane radicarsi nel mercato cinese», ha dichiarato Huang a Cctv.

Nvidia ha anche annunciato lo sviluppo di un nuovo chip AI progettato per la Cina, chiamato Rtx Pro Gpu. Il modello è stato descritto come «pienamente conforme» ai controlli statunitensi e adatto alle applicazioni AI per digital twin in settori come le fabbriche intelligenti e la logistica. Inoltre a maggio Reuters ha riferito che il gruppo si sta preparando a lanciare un nuovo chip AI in Cina, basato sull’Rtx Pro 6000D, a un prezzo decisamente più basso rispetto all’H20. 

Nvidia ha progettato il chip H20, meno avanzato, per rispettare le restrizioni commerciali verso la Cina imposte in precedenza da Washington, restrizioni che il team di Trump ha rafforzato ad aprile per bloccare le vendite dell’H20 al Paese asiatico senza il permesso dell’amministrazione Usa.

La virata è arrivata dopo settimane di distensione nelle relazioni tra Washington e Pechino, con la tregua commerciale volta a favorire l’approvazione reciproca di esportazioni di tecnologie cruciali. Dopo l’incontro con il suo omologo cinese la scorsa settimana, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha dichiarato che esiste una «forte volontà da entrambe le parti» per un incontro tra Trump e il presidente Xi Jinping entro la fine dell’anno.

Nelle ultime settimane, Washington ha revocato una serie di controlli all’esportazione, inclusi quelli sui software per la progettazione di chip, imposti prima dei colloqui commerciali dello scorso mese a Londra. In cambio, la Cina ha consentito un maggior flusso di esportazioni di terre rare, fondamentali per la produzione di numerosi prodotti high-tech.

«La ripresa delle vendite dell’H20 in Cina da parte di Nvidia è ovviamente positiva», ha dichiarato Vey-Sern Ling, managing director di Union Bancaire Privée. «Non solo per l’azienda, ma anche per l’intera catena di approvvigionamento dei semiconduttori AI, oltre che per le piattaforme tecnologiche cinesi che stanno sviluppando capacità AI. Si tratta anche di un buon segnale per le relazioni tra Stati Uniti e Cina».  

Per Kunjan Sobhani e Oscar Hernandez Tejada, analisti di Bloomberg Intelligence, il dietrofront dell’amministrazione Trump può aiutare a recuperare una parte consistente dei 15 miliardi di dollari di entrate dai data center previste per l’esercizio fiscale 2026, precedentemente a rischio, inclusi 4-5 miliardi inizialmente attesi nella seconda metà dell’anno e parte degli 8 miliardi di ordini non spediti nel secondo trimestre. (riproduzione riservata)


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