Jensen Huang, fondatore e ceo del colosso americano dei chip Nvidia, ha condannato le leggi statunitensi che bloccano le esportazioni di chip avanzati alla Cina descrivendole come un "fallimento" che mina la concorrenza.
Lo ha detto in occasione del suo intervento alla fiera della tecnologia Computex 2025 in corso a Taipei, come riporta il Financial Times, criticando le politiche dell'amministrazione Usa sull'export dei chip e la decisione di Washington di vietare un prodotto Nvidia progettato ad hoc per il mercato cinese, il chip H20.
«Tutto sommato, il controllo delle esportazioni è stato un fallimento», ha affermato Huang, aggiungendo che «i presupposti fondamentali che hanno portato inizialmente a queste leggi sulla distribuzione dell'intelligenza artificiale si sono rivelati fondamentalmente errati. Se gli Stati Uniti vogliono rimanere in testa, dobbiamo massimizzare e accelerare la nostra distribuzione di chip, non limitarla».
Limitazioni che hanno avuto un impatto sulla scala di Nvidia nel mercato cinese. Huang ha infatti spiegato che «quattro anni fa, Nvidia aveva una quota di mercato del 95% in Cina. Oggi è solo del 50%. Il resto è tecnologia cinese. Hanno molta tecnologia locale che userebbero se non avessero Nvidia».
Le restrizioni imposte da Washington all'invio di chip di intelligenza artificiale avanzati in Cina hanno spinto i giganti della tecnologia cinese, tra cui Tencent e Alibaba, ad accelerare gli acquisti di risorse nazionali. Ne consegue, secondo Huang, che «i ricercatori cinesi nel campo dell'intelligenza artificiale useranno i propri chip perché le aziende locali sono molto determinate, i controlli sulle esportazioni hanno dato loro lo spirito giusto e il sostegno del governo ha accelerato il loro sviluppo. La nostra concorrenza in Cina è agguerrita».
I commenti di Huang sono arrivati dopo che la Cina, all'inizio della settimana, ha lanciato un monito agli Stati Uniti chiedendo di "correggere i propri errori" e interrompere le "misure discriminatorie" adottate contro le aziende tecnologiche cinesi. Il riferimento era a una direttiva emessa dal dipartimento del Commercio degli Stati Uniti che indicava che l'uso dei chip di intelligenza artificiale Ascend da parte di Huawei violasse le norme statunitensi sul controllo delle esportazioni.
Huawei è stata inserita nella lista nera del dipartimento del Commercio statunitense nel 2018 per preoccupazioni riguardo alla sicurezza nazionale delle sue tecnologie. La mossa le ha sostanzialmente precluso l'accesso a numerosi servizi e tecnologie avanzate tra cui i prodotti di Nvidia, spingendola realizzare in casa i propri chip. Entro fine maggio, l'azienda dovrebbe lanciare sul mercato un nuovo processore per l'AI Ascend 910D, con prestazioni e consumi migliori rispetto al superchip H100 di Nvidia.
Oggi l'amministrazione cinese ha rafforzato la presa di posizione, di intraprendere azioni legali contro chiunque - individui o società - si conformi alle restrizioni statunitensi sull'utilizzo dei chip per l'AI di Huawei, colosso cinese degli smartphone che dal 2018 è nella lista nera commerciale degli Stati Uniti.
«La Cina ritiene che gli Stati Uniti abusino delle leggi sui controlli sulle esportazioni per contenere e reprimere la Cina, violando il diritto internazionale e le norme fondamentali delle relazioni internazionali», ha comunicato in una nota il ministero del Commercio cinese. «Qualsiasi organizzazione o individuo che attui o assista nell'attuazione delle misure statunitensi» sarebbe soggetto alla legge anti-sanzioni straniere e «dovrebbe assumersi le corrispondenti responsabilità legali», ha precisato il ministero. Le legge menzionata dal ministero, introdotta nel 2021, rientra negli strumenti di risposta di Pechino alle sanzioni e ai controlli commerciali degli Stati Uniti. (riproduzione riservata)