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Nokia ed Ericsson nel mirino di Pechino per le reti di tlc

La Cyberspace Administration of China (Cac) ha intensificato i controlli sulle apparecchiature fornite dai due gruppi europei, bloccando le loro forniture per mesi, con la conseguenza che i clienti cinesi hanno dirottato gli ordini su aziende locali. Secondo la Camera di commercio europea è una minaccia esistenziale


02/10/2025 13:06

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Börje Ekholm, presidente e ceo di Ericsson

Nuova stretta di Pechino sulle tecnologie occidentali: nel mirino sono due aziende di punta nel mondo della telecomunicazioni Nokia ed Ericsson. Il governo cinese ha limitato l'utilizzo delle loro apparecchiature per telecomunicazioni nelle proprie reti, secondo le direttive centrali di sganciare le infrastrutture tecnologiche critiche del Paese dall'Occidente.

Secondo fonti occidentali i gruppi acquirenti statali cinesi di apparecchiature IT - operatori di rete mobile, utilities e altre industrie - hanno iniziato a esaminare e monitorare più da vicino le offerte estere. Questo processo richiede che i contratti di Ericsson (Svezia) e Nokia (Finlandia) siano sottoposti a revisioni di sicurezza nazionale da parte della Cyberspace Administration of China (Cac), senza che le società siano informate sui criteri di valutazione delle loro tecnologie.

Le revisioni da parte di questo potente organo di controllo possono durare anche oltre tre mesi. Nei casi in cui i gruppi europei ottengono il via libera finale, i tempi lunghi e l'incertezza li pongono in svantaggio rispetto ai concorrenti cinesi, che non affrontano simili controlli.

La stretta di Pechino sui fornitori europei segue un percorso già intrapreso in Europa, dove alcuni governi hanno lanciato avvertimenti sull'utilizzo dei servizi dei colossi cinesi delle telecomunicazioni quali Huawei e Zte. Tuttavia, gli avvisi hanno avuto un impatto limitato sulle quote di mercato nel continente dei due gruppi cinesi.

Huawei e Zte detengono ancora tra il 30 e il 35% del mercato europeo delle infrastrutture mobili, solo 5-10 punti percentuali in meno rispetto al 2020 (dati Dell'Oro Group). In Germania, il 59% delle apparecchiature 5G installate proviene da fornitori cinesi, secondo John Strand di Strand Consult, nonostante i piani del governo di eliminarli entro il 2029. "Tutta l'infrastruttura di rete mobile a Berlino è cinese", ha dichiarato Strand. "La Germania ha grandi industrie come chimica e automotive che non vogliono compromettere i rapporti con la Cina".

Gli acquirenti cinesi statali di apparecchiature di telecomunicazione ora richiedono ai fornitori una documentazione dettagliata di ogni componente dei sistemi. Alcune società estere hanno incluso dettagli sui propri programmi di R&S in Cina per rafforzare le candidature. I pacchetti vengono inviati al Cac, che notifica direttamente agli acquirenti statali se possono procedere o meno.

Le crescenti restrizioni hanno fatto crollare la quota combinata di mercato di Ericsson e Nokia nelle reti mobili cinesi: dal 12% nel 2020 a circa il 4% nel 2024, secondo Stefan Pongratz, analista di Dell'Oro Group. Entrambe le società hanno riportato cali dei ricavi in Cina, Nokia in particolare ha registrato riduzioni a doppia cifra rispetto al 2023.

La Camera di Commercio dell'Ue in Cina ha recentemente avvertito che i requisiti di localizzazione nel settore IT e telecom rappresentano una "minaccia esistenziale" per i gruppi tecnologici europei. Quasi i tre quarti degli intervistati nel suo ultimo sondaggio hanno dichiarato di aver perso contratti a causa delle restrizioni.

Sul fronte europeo, i politici hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza dei fornitori cinesi di telecomunicazioni, avvertendo dei rischi di spionaggio e accesso occulto (backdoor). Tuttavia, la maggior parte dei governi si è mossa lentamente nell'introdurre divieti, frenati dal basso costo delle apparecchiature cinesi e dal timore di deteriorare i rapporti con Pechino.

L'impegno cinesea ridurre l'uso di tecnologia europea si è intensificato dopo l'aggiornamento del 2022 della legge sulla cybersicurezza che obbliga gli operatori di "infrastrutture informatiche critiche" a sottoporre a revisione gli acquisti ritenuti a rischio per la sicurezza. (riproduzione riservata)


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