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Catl avvia la produzione di batterie in Spagna con operai cinesi

Nella prima fase di costruzione del mega impianto vicino a Figueruelas, nel nord della penisola Iberica, sarà la manodopera cinese a fare tutto. Il produttore cinese, primo gruppo al mondo nel campo delle batterie, è in jv con Stellantis. L'avvio della produzione è previsto entro la fine dell'anno prossimo


26/11/2025 15:22

di Andrea Boeris - Class Editori

settimanale
Robin Zeng, il re delle batterie, fondatore e ceo di Catl

Il colosso cinese Catl dà ufficialmente il via al cantiere della più grande fabbrica di batterie mai realizzata in Spagna: un investimento da 4,1 miliardi di euro in partnership con Stellantis che, ancora una volta, mette in evidenza quanto l’industria europea dell’auto resti legata al know-how cinese proprio mentre Bruxelles prepara nuove misure per rafforzare la produzione interna.

Lo stabilimento sorgerà a Figueruelas, in Aragona, un comune vicino a Saragozza di appena 1.300 abitanti, ma già sede di un importante impianto Stellantis. Il progetto ha ottenuto oltre 300 milioni di euro di fondi europei e punta ad avviare la produzione a fine 2026. Secondo i sindacati citati da Reuters, per la fase di costruzione Catl farà arrivare entro il 2026 circa 2 mila lavoratori cinesi, mentre soltanto successivamente verranno assunti e formati 3 mila dipendenti spagnoli.

Madrid sta attirando investimenti grazie a costi energetici inferiori del 20% rispetto alla media Ue e a un costo del lavoro competitivo. Oltre alla gigafactory Catl-Stellantis, sono in pipeline altri tre grandi progetti: Envision Aesc, PowerCo (Volkswagen) e InoBat. Resta però il tema della competenza industriale: «I cinesi sono anni avanti a noi. Possiamo solo osservare e imparare», spiega David Romeral, direttore di Caar Aragon.

Una consapevolezza condivisa anche all’interno degli impianti Stellantis: «Prima era tecnologia tedesca, ora è cinese. In Spagna abbiamo sempre offerto soprattutto manodopera», osserva Roque Ordovás Mangirón, responsabile spedizioni del gruppo.

L’amministrazione regionale sta accelerando le procedure per i permessi di lavoro destinati ai tecnici in arrivo dalla Cina e punta ad attrarre lungo la filiera anche produttori di componentistica chiave. Intanto Catl ha già trasferito in Aragona una prima squadra di ingegneri e manager e altre centinaia arriveranno entro fine anno.

Il modello operativo è diverso da quello scelto per la megafactory ungherese di Debrecen, dove l’azienda aveva tentato di assumere soprattutto lavoratori locali, scontrandosi però con ritardi e difficoltà di reclutamento che hanno spostato l’avvio produttivo dal 2025 al 2026.

Per i sindacati spagnoli l’arrivo dei tecnici cinesi è un passaggio amaro ma inevitabile per avviare correttamente l’impianto. «Sono loro che sanno costruire una gigafactory», afferma José Juan Arceiz, segretario generale di Ugt Aragón, spiegando che è attesa a breve la lista delle competenze richieste per organizzare la formazione con l’università locale.

«Quando la produzione salirà di ritmo, aumenteranno anche i posti per i lavoratori spagnoli. Questo progetto deve riuscire, tutti devono fare la propria parte».

Intanto le associazioni dell’auto europee stanno chiedendo alla Commissione requisiti più stringenti sul contenuto locale dei componenti, per frenare l’avanzata dei produttori cinesi e favorire la nascita di una filiera domestica più robusta. Sono misure che potrebbero arrivare già nelle prossime settimane, mentre il progetto Catl-Stellantis diventa un banco di prova, forse il principale, per capire se la strategia europea sulle batterie potrà davvero ridurre la dipendenza tecnologica da Pechino oppure no. (riproduzione riservata)


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