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Destination Italia apre a Shanghai, punta al ricco turista cinese

La società guidata da Dina Ravera e partecipata da Intesa Sanpaolo ha recentemente inaugurato la nuova sede nella Shanghai Tower e si propone di far arrivare in Italia almeno 5-6 mila turisti abbienti in cerca di specialità enogastronomiche, cultura e soprattutto un'accoglienza di alto livello


26/06/2025 17:47

di Franco Canevesio - Class Editori

settimanale
Dina Ravera, presidente di Destination Italia

Destination Italia la prima glocal Travel Tech attiva nel turismo Incoming esperienziale, quotata su Euronext Growth Milan  ha aperto il 2025 con la tanto attesa inaugurazione degli uffici a Shanghai, con il fondamentale supporto di Banca Intesa.

«Rappresenta un obiettivo di grande successo ed esprime perfettamente le nostre ambizioni di supportare la crescita nei mercati con più ampie potenzialità», ha spiegato Dina Ravera, presidente, «siamo tour operator incoming e per noi il mercato asiatico è molto importante in particolare quello cinese. Abbiamo appena aperto la nostra nuova sede alla Shanghai Tower e abbiamo fatto l'inaugurazione presso gli uffici di Banca Intesa che sono i nostri soci».

All'evento hanno partecipato un centinaio di persone sia a Shanghai che ad Hong Kong dove è stato ripetuto l'evento  all'International central service sempre con i partner Banca Intesa e Sace. Il business, nonostante sia appena partito, manda già di segnali incoraggianti, mentre la società è stata premiata dalla Camera di commercio italiana in Cina con il Panda d'oro 2025, per aver saputo promuovere l’Italia come meta di turismo, sport e cultura, elevando l’immagine del Paese in un contesto globale sempre più competitivo.

«A livello di business abbiamo già iniziato l'attività in Cina nel 2024 facendo il nostro primo milione di euro di fatturato: quest'anno saremo sui 3 milioni ma stiamo puntando ad arrivare a circa 30 milioni nel giro di 3-4 anni solo in Cina. La nostra crescita è partita dal 2023».

Il 40% del fatturato è arrivato soprattutto dal Nord America «e per ora di quei 70 milioni c'era solo 1 milione di Cina - ha ribadito la presidente - ma riteniamo che la Cina abbia la possibilità di raggiunree il livello che ha oggi il Nord America nel giro di 3 o massimo 4 anni».

Ravera racconta così la strategia cinese. «I cinesi non sono interessati al turismo balneare. Detto questo, storia, arte, cultura, tradizioni enogastronomia, sono gli interessi che richiedono. Vogliono conoscere il cibo italiano, ma anche, per esempio, la montagna: in questo momento le Dolomiti sono molto popolari: sono i cinesi a chiederle perché le Olimpiadi Milano-Cortina sono state molto promosse qui».

Quello che apprezzano di più è un'assistenza ad alto livello, quasi una coccola, anche tenendo conto che la concorrenza è fatta da tour operator cinesi che fanno un servizio low cost. «Quello che vogliono i cinesi benestanti è un servizio di livello che si appoggi solo su strutture a 4 o 5 stelle», ha continuato Ravera, «vogliono avere a disposizione guide che possano tradurre ogni cosa e che garantiscano loro di fare esperienze uniche che poi possano condividere anche sui social. Piacciono le cose non banali, non già viste, non ovvie: dal mio punto di vista sono uno splendido mercato perché apprezzano il sapere, il conoscere, il racconto molto di più rispetto a quello che succede in un mercato frettoloso».

Il target? «È medio-alto, la spesa media target di alta gamma, senza il volo, parte da 5 mila euro a persona per arrivare a 20 mila con punte fino fino a 50 mila euro o anche più», ha precisato Ravera, «stiamo puntando all'obiettivo dei 39 milioni, come dicevamo: vogliamo avere un ticket medio da 5 mila euro, senza viaggio: questo implica far viaggiare 5 o 6 mila persone ogni anno, almeno».

In questo momento, par di capire, va molto un viaggio con meta il lago, che piace parecchio. «Partenza da Venezia, immancabile; capatina a Verona con storia e Romeo e Giulietta e annessi e connessi. Poi il passaggio dei laghi del nord, tappa a Cortina d'Ampezzo, visto che si parla di Dolomiti per poi arrivare, altro appuntamento immancabile, a fare shopping a Milano», ha raccontato Ravera.

Stessa cosa in Toscana, molto apprezzata per storia, cultura ma soprattutto per l'enogastronomia, il vino prima di tutto: per questo non piace solo Firenze ma anche città cime Pisa, Lucca, Siena. Perché la cucina italiana in Cina c'è ma è ad altissimo prezzo.

«Si spende molto di più a mangiare italiano in Cina che non in un ottimo ristorante italiano in Italia, ha commentato la presidente, «comunque mangiare italiano in Cina si porta dietro il fatto che la qualità non è quella che si trova qui in Italia».

Per bere un buon vino come quelli toscani o piemontesi di livello in Cina si spende tantissimo: quello che qui costerebbe su 15 euro nel Paese del Dragone si pagano anche 70 euro. «I cinesi che ci scelgono sono contenti di vedere il vantaggio di potere usufruire di questi sapori che là sarebbero molto cari: fare il giro della cantine piemontesi, toscane o venete e trovarsi delle etichette importanti che in Cina ci sono ma costano un occhio, trovarle qui a prezzi più contenuti anche per persone molto facoltose, è un piacere impagabile», ha continuato, «l'enogastronomia italiana piace tutta: a partire dal vino, dal tartufo che piace molto, cosi come apprezzano particolarmente i funghi. I cinesi hanno voglia di conoscere, il loro è un turismo anche più colto rispetto a quello occidentale: si preparano e hanno interesse a imparare».

Le scelte sull'Italia sono affidate a una rete di esperti territoriali targati Destination Italia che copre tutto il territorio: hanno il compito di affiliare o rendere partner oltre agli alberghi tutti coloro che offrono esperienze. «Non ci manca veramente nessuno», sottolinea soddisfatta Ravera, «possiamo offrire qualsiasi tipo di esperienza enogastronomica con i più grandi chef italiani. Questo anche in alcune ville che il turista può affittare e che sono tutti nostri partner». 

Destination Italia ha chiuso il 2024 con un valore della produzione pari a 57,8 milioni di euro, in incremento del 4% rispetto a 55,4 milioni nel 2023. I ricavi si sono attestati a 52,4 milioni di euro, in incremento rispetto a 51,6 milioni nel 2023, «con un contributo molto positivo del canale B2B trainato principalmente dalla performance del mercato americano». L'ebitda è stato pari a 900 mila euro, «in significativo incremento rispetto al dato negativo di 49 mila nel 2023, per effetto del positivo andamento del valore della produzione e della minore incidenza dei costi per servizi». (riproduzione riservata)


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