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Riprendono alla grande le partenze delle navi dalla Cina agli Usa

La firma a Ginevra del Joint Statement tra Cina e UsTrad, e la promessa tra i due paesi di rivedersi a breve, ha spinto l'attività di spedizione nei porti cinesi e nelle fabbriche di prodotti per l'export nella Greater Bay Area, nel Guangdong e nei distretti produttivi dello Zhejiang, di Shanghai e del Jiangsu. Fuoco di paglia o nuovo trend?


19/05/2025 15:30

di Marco Leporati*

settimanale

Solo un mese fa si prospettava un calo dell’export del 40% sulla rotta transpacifica da Cina a Stati Uniti con cancellazioni di navi superiori al periodo del Covid (51 partenze a settimana), nell’ultima settimana, invece, le prenotazioni (booking) dalla Cina per la medesima rotta sono cresciute del 300%. La scorsa settimana i booking cinesi erano arrivati a 21.530 Teu rispetto alla precedente settimana di maggio con 5.709 Teus.

Grazie alla firma a Ginevra alcuni giorni orsono del Joint Statement tra Cina e UsTrade, da uno scenario fosco si è passati ad un orizzonte sereno almeno per un periodo di grazia di novanta giorni, tanto è la durata dell’accordo che ha previsto la cancellazione dei provvedimenti emanati sia dai quattro ordini esecutivi americani sia dalle disposizioni dello State Council cinese che incrementavano le tariffe del 145% da parte americana e del 125% da parte cinese.

Di questa “ retaliation” o reciproca rappresaglia è rimasto solo un 10% in Cina e un 30% negli Stati Uniti a causa di una penalizzazione per il discusso Fentanyl.

Moltissime fabbriche sia della Greater Bay Area nel Guangdong sia nei distretti produttivi dello Zhejiang, di Shanghai e del Jiangsu, orientati totalmente o prevalentemente all’esportazione erano fino a pochi giorni fa antecedenti all’incontro ginevrino con il fiato sospeso in quanto non sapevano se proseguire le attività o pensare alla chiusura. La firma dell'accordo ha rassicurato gli animi ed i conti economici.

Un capitolo significativo di questa apertura è quello concernente la componentistica dell’automotive. I clienti americani sono immediatamente ritornati a staccare ordini ai loro fornitori cinesi mentre qualche produttore cinese, rendendosi conto comunque della aleatorietà del mercato sta valutando di investire negli Stati Uniti con unità produttive.

«Il mio suggerimento è di non pianificare investimenti in questa situazione di incertezza. Se si hanno già delle branche in Messico e Tailandia oppure in Europa per soddisfare i mercati locali, la strategia è già largamente impostata», aveva consigliato Yale Zhang, direttore generale della società di consulenza Shanghai Automotive Foresight al Salone dell'Auto di Shanghai a inizio maggio.

Immediatamente, a seguito di questa temporanea de-escalation alcune banche hanno rivisto le stime del GDP di crescita dell’economia cinese. Goldman Sachs ha considerato un innalzamento dal 4% al 4,6% per l’anno in corso prevedendo anche un rafforzamento del cambio tra Rmb e USD da 7,30 al 7,2 nei prossimi tre mesi. UBS  ha incrementato dal 3,7% al 4% attuale; JPMorgan ha stimato un 4,8% rispetto al 4,1% originale.

Rimane scontato che le problematiche produttive/ logistiche si ripeteranno in un dejà vu di incrementi di noli, criticità nella disponibilità di container vuoti così come era accaduto durante il covid in una finestra che si era aperta tra il 2021 e il 2022. Infatti, lo Shanghai Shipping Exchange,un indicatore importante per comprendere l’andamento dei noli transpacifici, ha annunciato un aumento del 31%, settimana su settimana, sulla west coast (Los Angeles) e del 22% sui porti della costa orientale. Un elemento non secondario che contribuisce agli aumenti dei noli è il riposizionamento delle navi necessarie per coprirei flussi di navi necessarie impegnate in questo momento in altre rotte.

Inoltre il fatto che all’ultimo paragrafo nelle due pagine dell’accordo, alquanto anomalo per la sua estrema sinteticità vista la ponderosa materia, si preveda un meccanismo per le parti di incontrarsi alternativamente in Cina, in Usa o in una sede terza con una consultazione continua, apre le prospettive di un dialogo che di fatto si era interrotto. Rimangono, infatti aperte diverse questioni.

Non è stata discussa o rimandata la decisione di USTrade dell’imposizione a partire dal 14 ottobre  di una addizionale in progressivo aumento nei confronti di armatori cinesi o operatori che utilizzano navi cinesi con destinazione porti americani.

Poi c'è il tema delle esportazioni di terre rare dalla Cina che al momento rimangono in regime di controllo anche se le procedure dovrebbero essere più flessibili creando difficoltà nel reperimento di queste materie prime indispensabili per l’industria high tech e aereospaziale.

Infine restano più che mai aperte le questioni strutturali: i problemi del deficit americano e la propensione dei cinesi a maggiori consumi. Dal punto di vista pratico un provvedimento di cui si parla in questi giorni è l’incremento della percentuale di tax refund per gli esportatori che ha più valore della riduzione del tasso di interesse deciso recentemente, provvedimento che potrebbe innescare critiche sostenendo un intervento pesante per favorire l’esportazione con un dumping nei prezzi di vendita.

I consumi cinesi restano deboli ancora una volta e il Governo attende il nuovo periodo di vacanza in coincidenza del Dragon Boat Festival a cavallo di fine maggio e inizio giugno. Sicuramente è molto difficile fare previsioni: occorre semplicemente attendere e analizzare i dati consuntivi. (riproduzione riservata)

* corrispondente da Shanghai, dove vive e lavora da 30 anni


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