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Politica

AlixPartners, i dazi non fermeranno l'export dell'auto cinese

Intanto il porto di Los Angeles conferma il drastico calo delle spedizioni dalla Cina agli Stati Uniti. Però l'automotive cinese potrebbe non risentirne considerando che solo il 2% delle auto e il 12% dei componenti cinesi sono direttamente esportati verso gli Stati Uniti


29/04/2025 18:27

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Dario Duse, Alix Partners

Il drastico calo delle spedizioni in arrivo dalla Cina è stato confermato oggi da Gene Seroka, direttore esecutivo del porto di Los Angeles, che prevede che i dazi incideranno sul commercio marittimo.

«Secondo il nostro ottimizzatore portuale, che misura i carichi in arrivo dall'Asia, la prossima settimana registreremo un calo delle spedizioni di circa il 35% rispetto allo scorso anno. Si tratta di un calo drastico dei volumi, con diversi importanti rivenditori americani che hanno bloccato tutte le spedizioni dalla Cina a causa dei dazi», ha affermato Seroka in un'intervista alla Cnbc.

Non è ancora chiaro, tuttavia, come questo calo delle spedizioni impatterà sull'industria cinese, in particolare su quella dell'automotive, uno dei settori trainanti dell'economia del Dragone.

Secondo un rapporto di Alix Partners, le tariffe e i dazi difficilmente fermeranno l'ascesa cinese nell'automotive, considerando che solo il 2% delle auto e il 12% dei componenti cinesi sono direttamente esportati verso gli Stati Uniti.

I dazi verso gli Stati Uniti, al contrario, rappresentano una maggiore minaccia per le Case europee: basti pensare che Germania e Italia insieme esportano verso gli Stati Uniti circa 45 miliardi di dollari tra veicoli e componenti (circa un quinto del totale esportato), mentre la Cina esporta verso gli Stati Uniti beni per oltre 400 miliardi, ma di questi solo un 5% è legato all'automotive.

 

Il rapporto di AlixPartners rileva che nel 2024 le esportazioni cinesi sono aumentate del 23%, raggiungendo i 6,4 milioni di veicoli, oltre il 50% in più rispetto al Giappone, secondo classificato. La penetrazione dei brand cinesi in Europa salirà dall'8% del 2024 al 12% atteso per il 2030, con progressiva crescita anche in mercati attualmente poco penetrati quali GB, Germania, Francia e Italia, dove oggi i brand cinesi rappresentano tra l'1% (Germania) e il 4% (GB). La penetrazione vedrà l'ingresso di nuovi brand e la produzione locale supererà il milione di veicoli.

Il report mette anche in evidenza che i costruttori cinesi - che quest'anno arriveranno a controllare oltre due terzi del mercato interno - aggrediscono sempre più anche i segmenti alti e altissimi con veicoli sovraccarichi di funzionalità prevalentemente orientate al confort e a una esperienza di movimento iperconnessa, multischermo e sempre più con guida assistita, anche se alcune strette regolamentari saranno probabilmente attivate.

«La certezza della rilevanza del mercato cinese, sia per volumi sia per sviluppo delle tecnologie, è contrapposta all'enorme incertezza che genera attualmente una semi-paralisi rispetto ad azioni strutturali che i costruttori e i fornitori tradizionali dovrebbero mettere in atto», ha messo in rilievo Dario Duse, Emea leader Automotive & Industrial e country head Italia di AlixPartners.

«È fondamentale per le aziende agire comunque rapidamente sulle leve tattiche disponibili per stabilire un costante monitoraggio sull'evoluzione dei dazi e di conseguenza attivare azioni di contenimento, quali ottimizzazione doganale, protezione della liquidità o ridefinizione dei prezzi. Le manovre più strutturali, come il ribilanciamento della produzione e delle catene di fornitura, richiederanno tempi e investimenti di medio e lungo periodo», ha concluso l'analista. (riproduzione riservata)




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