Le esportazioni cinesi sono aumentate più delle attese nel mese di giugno, accompagnate da un inatteso ritorno alla crescita dell'import, segnalando una ripresa parziale dell'attività commerciale del Paese nel secondo trimestre.
Secondo i dati diffusi oggi dalle dogane cinesi, le esportazioni in dollari sono cresciute del 5,8% su base annua a giugno, rispetto a un incremento del 4,8% a maggio. La lettura ha battuto le stime degli analisti che si aspettavano una crescita più contenuta del 5%. Nel frattempo, le importazioni sono aumentate dell'1,1% su base annua, registrando il primo dato positivo del 2025 dopo mesi di contrazione causati dalla debolezza della domanda interna.
Nel dettaglio, le esportazioni verso gli Stati Uniti, pur in calo per il terzo mese consecutivo, hanno mostrato una contrazione più contenuta (-16,1%) rispetto a un crollo del 34% a maggio, sostenute dalla tregua temporanea sui dazi. Gli acquisti da Washington sono invece calati del 15,5%, rispetto al -18% registrato a maggio.
Tuttavia, la Cina ha beneficiato di una domanda solida da mercati alternativi agli Usa: le spedizioni verso il Sud-est asiatico sono aumentate del 16,8% e quelle verso l'Unione europea del 7,6%. Le importazioni da entrambe le aree sono rimaste pressoché stabili. Nel complesso, nel primo semestre del 2025, l'export complessivo è cresciuto del 5,9%, mentre l'import è sceso del 3,9%.
A livello settoriale, si segnala una forte crescita delle esportazioni di acciaio (+10,1%), malgrado le restrizioni imposte da Usa, Ue, Vietnam e India contro la sovracapacità cinese, con le esportazioni siderurgiche che hanno toccato un nuovo record di 30,7 milioni di tonnellate nel secondo trimestre.
In aumento anche le spedizioni di circuiti integrati (+25,5%), auto (+27,4%) e navi (+11,9%). Sul fronte delle materie prime, sono aumentate le importazioni di soia (+10,4%) e petrolio greggio (+7,4%). In forte espansione soprattutto le esportazioni di terre rare, cresciute del 60,3% su base annua e del 32% rispetto a maggio, segnale che Pechino sta accelerando l'estrazione di minerali per rispettare gli impegni presi con Washington nell'ambito della tregua commerciale concordata a maggio in Svizzera.
Nonostante il rimbalzo di giugno, l'incertezza legata alle politiche tariffarie degli Stati Uniti rimane elevata. «È probabile che i dazi restino elevati e che le imprese cinesi incontrino crescenti difficoltà nel difendere la quota di mercato globale tagliando i prezzi», ha avvertito Zichun Huang, economista per la Cina presso Capital Economics. Il rimbalzo dell'import, secondo Huang, riflette in parte un effetto base favorevole, ma potrebbe non durare.
Gli operatori ora attendono la pubblicazione del pil del secondo trimestre prevista per domani. Secondo il consenso degli economisti, la crescita dovrebbe attestarsi al 5,1% t/t annualizzato, in rallentamento rispetto al 5,4% del primo trimestre, ma al di sopra dell'obiettivo del 5% fissato dal governo di Pechino. Tuttavia, secondo Zhiwei Zhang, chief economist di Pinpoint Asset Management, l'outlook per il secondo semestre resta opaco. «Il momentum dell'export potrebbe esaurirsi e sarà necessario un nuovo stimolo fiscale per compensare l'impatto dei dazi», ha spiegato l'analista. (riproduzione riservata)