Il governo della premier Giorgia Meloni sta studiando come abbassare la presenza degli investitori cinesi nel capitale di alcune società che operano in settori nevralgici. Una strategia pensata per ridurre le tensioni con gli Stati Uniti all'indomani dell'accordo sui dazi Usa-Ue al 15%.
Il progetto riguarderebbe società considerate strategiche, sia private sia a partecipazione pubblica, secondo quanto risulta a Bloomberg. Fra queste emergono nomi come Pirelli, di cui il gruppo statale cinese Sinochem International possiede il 37%. Il produttore di pneumatici per la Formula 1 è già finito nel mirino di possibili restrizioni alle vendite negli Usa a causa proprio della proprietà cinese e il governo italiano ha poi adottato misure per ridimensionare il ruolo di Sinochem. Roma starebbe valutando ora la possibilità di spingere il colosso cinese a cedere la partecipazione.
Un altro dossier riguarda Cdp Reti, che detiene quote di controllo delle reti energetiche italiane e vede il 35% del capitale in mano a una controllata di State Grid Corporation of China, con due membri in consiglio in grado di influenzare le decisioni strategiche. Cdp Reti a sua volta ha in portafoglio quote significative (al 30 giugno 2025) di Snam (31,35%), Italgas (25,96%) e Terna (29,85%).
Fra le società sotto osservazione c'è anche Ansaldo Energia, uno dei principali produttori mondiali di centrali elettriche: anche se Shanghai Electric ha tagliato la quota dal 40% allo 0,5%, la sua presenza impedirebbe ancora al gruppo di partecipare ad alcune gare e commesse negli Stati Uniti.
L'attenzione dell'esecutivo si concentra sulle realtà significative che operano in settori chiave come energia, trasporti, tecnologia e finanza. In Italia, nel complesso, si contano circa 700 aziende con capitale cinese. Il ministero degli Esteri di Pechino ha ritiene che la cooperazione tra Cina e Italia negli investimenti sia «reciprocamente vantaggiosa» e non dovrebbe subire interferenze da terze parti. Da ricordare che Usa e Cina hanno appena trovato un accordo di tre mesi sui dazi reciproci, nel tentativo di non tirare troppo la corda di una tensione commerciale che rischia di mandare il mondo in recessione.
Washington ha avvertito Pirelli che i suoi pneumatici dotati di sensori digitali potrebbero essere vietati negli Usa, temendo il rischio di una raccolta dati da parte di società con azionisti cinesi. Il governo italiano ha già esercitato i poteri speciali previsti dalla normativa sul golden power, imponendo vincoli su asset strategici. Come nel 2023, quando è intervenuto per limitare l'influenza di Sinochem in Pirelli con misure a tutela di tecnologie sensibili come i sensori digitali. Nell'aprile 2025, su richiesta pubblica, il consiglio di amministrazione di Pirelli ha declassato lo status di governance di Sinochem, escludendone il controllo diretto. Tuttavia, fonti diplomatiche indicano che la Cina avrebbe avvertito Roma di possibili ricadute sui rapporti commerciali se non si raggiungerà un'intesa consensuale.
Le tensioni si inseriscono in un contesto già delicato: poco più di un anno fa la premier Meloni si era recata a Pechino per ricucire i rapporti dopo l'uscita dell'Italia dalla Belt and Road Initiative del presidente Xi Jinping. L'Italia era stato l'unico Paese della Nato ad aderire al progetto, irritando gli Usa. Oggi l'esecutivo cerca di bilanciare le relazioni con Washington e Pechino. L'Europa, pur puntando su investimenti cinesi in settori come le batterie per auto elettriche, è sempre più cauta verso la presenza cinese in infrastrutture critiche come porti e reti elettriche. Gli investimenti cinesi nell'Ue hanno rallentato dal 2019, anche se il deficit commerciale europeo con la Cina è destinato a raddoppiare nei prossimi cinque anni, superando i 400 miliardi di euro entro il 2025 a causa delle esportazioni (con sussidio pubblico) in settori quali auto elettriche, batterie, rinnovabili e chimica. (riproduzione riservata)