La Cina valuta norme più severe per cercare di contenere la speculazione in borsa. Gli indici Csi 300 di Shanghai e Shenzhen e lo Shanghai Composite sono caduti ieri, rispettivamente, del 2,12% e dell'1,25%, trascinandosi dietro l'Hang Seng di Hong Kong (-1,12%), dopo che Bloomberg ha riferito che le autorità di regolamentazione finanziaria stanno valutando alcune misure per raffreddare i mercati locali, preoccupate per la rapidità del rally da 1.200 miliardi di dollari partito a inizio agosto.
Le misure proposte includono la rimozione di alcune restrizioni sulle vendite allo scoperto agli investitori istituzionali e ulteriori controlli sul trading da alta frequenza, considerato particolarmente speculativo, con l'obiettivo di garantire una stabilità maggiore ai listini azionari cinesi.
A fine agosto il presidente della China Securities Regulatory Commission, Wu Qing, aveva ribadito la determinazione a garantire la stabilità del mercato. Da aprile, i principali indici cinesi sono saliti di oltre il 20%, con lo Shanghai Composite ai massimi da dieci anni, spinti sia dall'ottimismo sugli sforzi delle aziende locali nel campo dell'AI sia dalle misure di stimolo di Pechino.
I volumi di scambio sulle borse del Dragone hanno superato i 3.100 miliardi di yuan (434 miliardi di dollari) il 27 agosto, il secondo livello più alto di sempre. Molto di questo rally è stato spinto dalla liquidità, in contrasto con i fondamentali economici (deflazione persistente e crisi immobiliare), motivo per cui alcuni analisti parlano di rischio bolla.
«Le difficili prospettive di crescita, in un contesto di sovraccapacità produttiva, suggeriscono che la deflazione rimarrà una preoccupazione», ha detto David Rees, head of global economics di Schroders. Inoltre, «il deflatore del pil è sceso ulteriormente in territorio negativo nel secondo trimestre e difficilmente invertirà la tendenza nel breve, il che suggerisce che l'accelerazione della crescita del pil nominale, storicamente necessaria per sostenere un aumento sostenuto dei prezzi delle azioni, difficilmente si verificherà», ha aggiunto Rees, prevedendo, quindi, che la crescita del pil della Cina rallenterà fino al 4,2% nel 2026.
In effetti, il mercato cinese da 12.500 miliardi di dollari mostra segnali di euforia simili al 2015, quando poi è crollato. Questo, unito alle difficoltà economiche interne e ai dazi Usa, ha spinto le autorità a un approccio più cauto per evitare un'altra bolla.
Secondo Homin Lee, senior strategist di Lombard Odier, «è in aumento il disagio per l'impennata delle attività degli investitori retail, tra margin trading e apertura di nuovi conti. Non sarebbe una sorpresa se le autorità intervenissero permettendo parzialmente agli istituzionali di riprendere le vendite allo scoperto e reprimendo le piattaforme online che facilitano il trading ai risparmiatori retail».
Alle società di brokeraggio è stato ordinato di non pubblicizzare in modo aggressivo i servizi d'apertura dei conti dopo che in agosto gli investitori retail hanno attivato il 166% di nuovi conti in più rispetto allo stesso mese del 2024. (riproduzione riservata)