China International Capital Corporation (Cicc), una delle principali banche d’investimento cinesi, ha annunciato che acquisirà due istituti più piccoli nell’ambito della strategia governativa che vuole creare colossi finanziari di scala globale.
Secondo l’accordo, Cicc — controllata dallo Stato — incorporerà Dongxing Securities e Cinda Securities tramite un’operazione di scambio azionario. E’ quanto hanno comunicato le tre le società al mercato con note depositate in Borsa mercoledì sera.
Secondo dati raccolti dal Financial Times, i tre gruppi possiedono asset complessivi per poco più di 1.000 miliardi di yuan (140 miliardi di dollari) a fine settembre, un livello che renderebbe la nuova entità il quarto più grande gruppo bancario del Paese.
Cicc ha spiegato che la fusione rafforzerà molto base patrimoniale — oggi a 46 miliardi di yuan — e consentirà alla nuova realtà di concentrarsi con decisione sulla «missione principale di servizio alle strategie nazionali e all’economia reale». Il prezzo dello scambio azionario non è stato ancora reso noto.
Il settore finanziario cinese sta attraversando un’ondata di consolidamento, mentre la crescita economica rallenta e Pechino punta a creare istituzioni più grandi, paragonabili a realtà come JPMorgan e Morgan Stanley. «L’M&A serve soprattutto a contenere i rischi», spiega Han Shen Lin, professore alla Nyu Shanghai. Fondata nel 1995, Cicc nacque come joint venture sostenuta da China Construction Bank e Morgan Stanley, quest’ultima uscì completamente dal capitale nel 2010.
Nel 2023 il presidente Xi Jinping ha presieduto la Central Financial Work Conference, un importante vertice del Partito, dove ha ribadito la necessità di creare «banche d’investimento e istituzioni di prima classe e di rafforzare e migliorare le grandi istituzioni finanziarie statali». Nel comunicato ai mercati, Cicc ha richiamato i «principi guida» fissati nella Conferenza finanziaria centrale.
Lo scorso anno anche Guotai Junan Securities e Haitong Securities si sono fuse, dando vita al più grande broker cinese, con asset per circa 230 miliardi di dollari. Central Huijin, il braccio operativo del fondo sovrano cinese, detiene partecipazioni dirette o indirette in tutte e tre le società coinvolte nell’operazione su Cicc. Central Huijin è anche un pezzo fondamentale nella cosiddetta «squadra nazionale» di investitori nei mercati azionari.
Le principali istituzioni finanziarie statali, tra cui la stessa Cicc, hanno ridotto le retribuzioni — anche dei top manager — nell’ambito della campagna governativa per contenere gli stipendi nel settore finanziario e in un periodo di attività di M&A particolarmente debole. La borsa cinese è rimbalzata nell’ultimo anno grazie a una serie di misure varate lo scorso settembre, tra cui incentivi ai buyback. L’indice CSI 300, che raccoglie i principali titoli quotati a Shanghai e Shenzhen, è salito del 20% da inizio anno. (riproduzione riservata)