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Azienda Real Estate

Pechino blocca le aste immobiliari e impone un calmiere sui premi

La Cina rafforza la stretta sul mattone nel tentativo di frenare la crescita dei prezzi delle case. Le misure, per ora, hanno funzionato. A luglio il dato ha rallentato per la prima volta in cinque mesi. Il costo, però, è alto: 1.000 miliardi l'anno persi dai governi territoriali


16/08/2021 13:41

di Giulia Talone - Class Editori

Cina

La stretta regolatoria di Pechino non risparmia il real estate. Il partito Comunista ha temporaneamente bloccato le aste di terreni in alcune delle città più grandi del Paese, nel tentativo di rallentare la crescita dei prezzi immobiliari. Misura volta a restringere l'autonomia delle amministrazioni locali, che hanno cercato di bypassare le leggi anti-speculative centrali.

Recentemente, infatti, la Cina ha imposto sui premi dei prezzi di vendita un tetto massimo pari al 15%. Per non vedere i profitti assottigliarsi, ha spiegato Yan Yuejin, direttore della ricerca di E-house China Research and Development Institute, "i governi territoriali hanno iniziato ad alzare i prezzi di base nelle aste, così da dribblare le restrizioni sui premi".

Da qui, la necessità di bloccare le vendite all'asta. "Il governo sta cercando di riempire i vuoti normativi nel real estate", ha continuato l'esperto. Il messaggio è semplice: "rispettare le regole o rinunciare a una fonte di guadagno molto remunerativa". Minaccia che esercita una leva non da poco. Lo scorso anno, infatti, le aste dei terreni hanno fruttato alle amministrazioni territoriali ricavi superiori a 1.000 miliardi di dollari.

Queste sono solo le ultime misure volte a raffreddare la fiammata dei prezzi immobiliari: recentemente, infatti, Pechino ha impedito ai fondi di private equity di raccogliere masse per investire nello sviluppo di complessi residenziali. Per quanto costosi, per adesso i provvedimenti hanno dato i loro frutti. A luglio i prezzi per le nuove case sono diminuiti per la prima volta in cinque mesi, un po' per la crescita dei tassi di interesse sui mutui, un po' per le misure anti-speculative di Pechino.

Nel dettaglio, i prezzi per le nuove case nelle 100 città esaminate sono saliti dello 0,35% rispetto a giugno, a fronte del +0,36% registrato il mese precedente. Su base annua, la lettura ha registrato una flessione del 38%. In parallelo, nello stesso periodo i volumi di vendita di terra in 300 città sono diminuiti del 25% rispetto a giugno e sempre del 38% su base annua. Nel breve termine, ha previsto Xu Xiaole, analista di Beike Research Institute, "la crescita dei prezzi delle case continuerà a rallentare, sotto la pressione del restringimento delle maglie del credito e della possibilità che più città implementeranno un calmiere sui prezzi della rivendita di immobili". (riproduzione riservata)


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