Le imprese italiane operanti in Cina mostrano segnali di resilienza e cauto ottimismo. È quanto emerso ieri dall'audizione di Lorenzo Riccardi, presidente della Camera di Commercio Italiana in Cina (CCIC), che si è svolta presso la Commissione Esteri della Camera dei Deputati. Riccardi ha presentato, tra l'altro, i risultati della sesta edizione del "CICC Business Sentiment Survey 2025", aggiornata a maggio, fornendo una panoramica dettagliata sulla percezione delle imprese italiane nel mercato cinese.
«Le aziende hanno confermato che la Cina rimane prioritaria nelle strategie di gruppo per i propri sviluppi futuri», ha spiegato, anche perché «le prospettive per l'anno in corso vedono previsioni migliorative rispetto all'anno precedente. Nel primo trimestre, in particolare, anche la stima di valutazione del fatturato delle aziende italiane ha registrato performance stabili», ha rivelato Riccardi.
Ovviamente tra i principali vantaggi dell'essere in Cina, ha messo in luce la Camera di commercio, vi è la dimensione del mercato, la location strategica all'interno dell'Asia Pacifico che è la regione a maggior crescita e demografia del mondo, i costi di approvvigionamento e la rete di accordi di libero scambio. «La Cina, insieme al Sud est asiatico, a Giappone e Corea, ad Australia e Nuova Zelanda, promuove la più grande area di libero scambio al mondo refolata dal Regional Comprehensive Economic Partnership», ha ricordato Riccardi.
In una disanima più dettagliata per settori, la relazione ha indicato che macchinari, retail e automotive hanno mostrato una flessione nel primo trimestre di quest'anno, mentre i comparti dell'alimentare e dell'energia hanno beneficiato di un incremento nella performance.
«Specificamente, per quanto riguarda i dazi tra Stati Uniti e Cina, il 19% delle imprese italiane ha segnalato effetti diretti o indiretti, con ripercussioni più evidenti nel settore dell'automotive e dell'abbigliamento», ha spiegato Riccardi, «nell'automotive sappiamo che il controllo all'esportazione di terre rare, che impatta in particolare sui magneti che servono nella catena di valore dell'automobile hanno effeti non solo sulle esportazioni verso gli Stati Uniti, ma in generale in modo indiretto, anche il mercato europeo che necessita di questi materiali. Tuttavia, la maggioranza delle aziende italiane che sono presenti in Cina si dichiara fiduciosa nella propria capacità di gestire nel medio periodo il proprio investimento, anche a fronte di tensioni commerciali tra Washington e Pechino», ha concluso sull'argomento.
Riccardi si è soffermato anche sulle maggiori criticità evidenziate nella survey sulle imprese italiane, elencando, probabilmente in ordine di importanza, il rallentamento dell'economia, il calo dei consumi e degli investimenti, la concorrenza domestica, i rischi della geopolitica, la logistica globale che ha sempre più complessità e la tutela della proprietà intellettuale.
Ricordando i numeri della Camera e delle attività italiane in Cina, 800 imprese associate che superano le mille considerando anche Hong Kong, con investimenti pari a 15 miliardi di euro e un fatturato complessivo di oltre 30 miliardi di euro, Riccardi ha sottolineto anche l'importanza nello sviluppo dei rapporti bilaterali degli scambi di iniziative culturali e delle visite dei vertici delle istituzioni italiane. «Le visite ufficiali danno un beneficio diretto alle nostre imprese. Questo si è reso evidente nel calendario davvero importante che abbiamo vissuto nel 2024 con le visite della presidente Meloni e successivamente del Capo dello Stato Sergio Mattarella, e che ancora continua quest'anno».
Nel 2025 si celebrano 50 anni di relazioni bilaterali tra Unione Europea e Cina e 55 anni tra Italia e Cina, in cui si sono inserite ulteriori visite ufficiali, il viaggio del presidente del Senato Ignazio Larussa a Pechino e Shanghai lo scorso marzo 2025 e la visita in Italia del premier cinese Li Qiang che è prevista durante il 2025. «Queste visite sono di grande rilievo per la comunità d’affari perché in un paese come la Cina la politica promuove le direzioni dell’economia».
In chiusura il presidente della Camera italiana in Cina ha ricordato l'impegno concreto dell'associazione nel promuovere le relazioni con le autorità locali cinesi, in particollare a Suzhou, la città vicino a Shanghai, dove si concentra la metà della presenza italiana in Cina, e nel facilitare i progressi normativi che migliorano l'operatività delle imprese. Tra questi la normativa sulla doppia imposizione che dal prossimo gennaio permetterà di avere dividendi a tassazione dimezzata dall'Italia alla Cina e viceversa e la negoziazione di un accordo in materia previdenziale che tuteli i lavoratori con contributi ridotti da un punto di vista di costo del lavoro, un aspetto di grande interesse per le aziende.
«Il valore del made in Italy si esprime nel nostro tessuto industriale, nella qualità della nostra presenza sul mercato e con le aziende e i manager che vivono in questo Paese», ha concluso Riccardi. (riproduzione riservata)