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Politica

Cina, l'inflazione rialza la testa, sotto pressioni i prezzi alimentari

È il livello più alto degli ultimi 24 mesi e gli analisti prevedono che possa essere un segnale positivo per il 2026. I prezzi alla produzione, soprattutto per i beni durevoli, continuano invece a diminuire, 2,7% nei primi 11 mesi dell'anno


10/12/2025 16:17

di Mauro Romano - Class Editori

settimanale

Modesto rialzo del tasso di inflazione in Cina, indicatore che potrebbe segnalare una ripresa dei consumi e un'uscita dal clima deflazionistico che domina l'economia della Repubblica popolare. Ma il segnale potrebbe essere ancora troppo scarso per tirare delle conclusioni.

In sostanza alla fine di novembre l'indice dell'aumento dei prezzi è salito dello 0,7%  dallo 0,2% di ottobre, in linea con le aspettative e segnando il livello più alto da febbraio 2024, secondo i dati diffusi dal National Bureau of Statistics.

Il principale fattore di crescita è stato l'aumento dei prezzi alimentari, superiore alle attese, che sono cresciuti dello 0,5% su base mensile, arrivando a +0,2% su base annua. Il contributo maggiore è derivato dall'impennata dei prezzi delle verdure fresche, saliti del 7,2% su base mensile, per un +14,5% su base annua.

«L'effetto positivo dei prezzi alimentari potrebbe continuare nei prossimi mesi», commentano gli economisti di Ing, «anche in previsione di un rialzo dei prezzi della carne suina, che attualmente (-15,0%) continuano a frenare l'inflazione alimentare, ma il cui effetto dovrebbe invertirsi nel 2026», proseguono gli esperti.

L'infazione core, depurata degli elementi più volatili, si è invece stabilizzata all'1,2% su base annua a novembre, interrompendo una sequenza di sei mesi consecutivi di accelerazione.

Secondo gli esperti di Ing, questo picco positivo potrebbe «consentire una lettura leggermente positiva per il 2025 nel suo complesso», senza che essa limiti le manovre di allentamento della People's Bank of China per il prossimo anno. Inoltre, proseguono gli esperti, l'inflazione Cpi dovrebbe tornare stabilmente in territorio positivo nel 2026.

«Questo sarà un segnale positivo per chi teme che la Cina rimanga intrappolata in deflazione, ma allo stesso tempo comporterà un deflatore del pil meno favorevole», concludono gli economisti. 

Accanto ai prezzi alimentari sono aumentati per la prima volta dopo dieci mesi, si è registrato, invece, un calo del 2,2% su base annua dei prezzi alla produzione, più marcato rispetto alle attese (-2,0%). Sono più di 3 anni che questi prezzi continuano a scendere.

Il dato è stato leggermente peggiore delle aspettative di mercato, che prevedevano una diminuzione del 2,0% a causa della competizione sui prezzi e di una domanda interna debole.

I prezzi dei beni di consumo hanno registrato una flessione più rapida a novembre (-1,5% contro -1,4% in ottobre), trainati da un calo più marcato dei beni durevoli (-3,6% contro -3,2%), mentre alimentari (-1,5% contro -1,6%) e abbigliamento (-0,3% contro -0,3%) hanno continuato a diminuire moderatamente.

Al contrario, i costi dei beni di uso quotidiano sono aumentati leggermente (1,1% contro 1,0%). Nel frattempo, i prezzi dei materiali di produzione sono rimasti deboli (-2,4% contro -2,4%), con cali persistenti nel settore minerario (-6,1% contro -7,8%), nelle materie prime (-2,9% contro -2,5%) e nella lavorazione (-1,9% contro -1,9%).

Nei primi undici mesi dell’anno, i prezzi alla produzione si sono ridotti del 2,7%.  (riproduzione riservata)


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