Una telefonata tra due alti funzionari cinesi e americani, il viceministro degli Esteri Ma Zhaoxu e il vice segretario di Stato Christopher Landau, ha riaperto i canali di comunicazione tra i due paesi dopo l'accordo raggiunto a Ginevra due settimane fa. Secondo dichiarazioni allineate diffuse da entrambe le parti venerdì 23, non è stato specificato se tra i temi trattati figurassero anche i dazi, ma l'iniziativa rappresenta comunque un ulteriore passo distensivo.
Anche se la telefonata non rappresenta un punto di svolta nei negoziati commerciali fra le due grandi economie, costituisce comunque un «segnale positivo», ha commentato Dan Wang, direttore per l’area cinese della società di consulenza politica Eurasia Group, aggiungendo che «il canale di comunicazione istituito durante i colloqui di Ginevra sta funzionando».
A Ginevra a inizio maggio, Stati Uniti e Cina hanno rilasciato una rara dichiarazione congiunta con cui annunciavano una riduzione temporanea (90 giorni) della maggior parte dei dazi reciproci, in attesa di un accordo commerciale più ampio. L’ultima dichiarazione congiunta risaliva al novembre 2023, ed era incentrata sulla cooperazione climatica.
Secondo Xinbo Wu, direttore del Centro Studi Americani presso l’Università Fudan, quella tra Ma e Landau è stata la seconda conversazione a livello diplomatico tra Usa e Cina durante il secondo mandato di Donald Trump. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi aveva già parlato con il segretario di Stato americano Marc Rubio lo scorso gennaio, dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca.
La telefonata di giovedì indica che le due parti stanno «ristabilendo il dialogo» a livello diplomatico e potrebbero prepararsi a futuri colloqui su una possibile cooperazione cinese nella lotta al traffico di fentanyl, ha aggiunto Wu. Sempre questa settimana, Ma ha incontrato il nuovo ambasciatore statunitense in Cina, David Perdue, segnale che Pechino vuole allinearsi con Washington nei negoziati commerciali in corso.
Nel clima di rinnovata collaborazione, si è inserito anche il potente ceo di JP Morgan, Jamie Dimon, annunciando l’intenzione di «rafforzare» l’impegno della banca in Cina, secondo quanto riportato dai media statali cinesi a margine di un incontro con alti funzionari, tra cui il principale negoziatore commerciale di Pechino.
Durante un incontro con il vicepremier He Lifeng, Dimon ha spiegato che JP Morgan intende «approfondire il coinvolgimento» nei mercati dei capitali cinesi, sostenendo le multinazionali che operano in Cina e le aziende cinesi nel loro sviluppo internazionale, secondo quanto scritto dall’agenzia Xinhua.
He Lifeng, politico che lavora accanto al presidente Xi Jinping, ha detto che la Cina auspica che le aziende statunitensi «continuino a contribuire allo sviluppo sano, stabile e sostenibile delle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti». Venerdì 23, Dimon ha poi incontrato Ren Hongbin, presidente del Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale, nell’ambito della conferenza annuale di JP Morgan in corso a Shanghai. Secondo i media statali, le due parti hanno discusso su come promuovere lo scambio tra le comunità imprenditoriali dei due Paesi e approfondire la cooperazione in ambito finanziario e negli investimenti.
Si irrigidisce, invece, la posizione del presidente americano nei confronti di Apple, con la minaccia ventilata su Truth, la piattaforma di comunicazione posseduta da Trump, di applicare una tariffa del 25% sugli smartphone della casa della Mela se la Apple non riporterà negli stati Uniti la loro produzione, ora concentrata in Cina e nel sud est asiatico.
Alla fine di febbraio, in quella che è stata interpretata come una distensione dei rapporti, Trump aveva annunciato un accordo con cui Apple si sarebbe impegnata a investire 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni, il più grande impegno di spesa di sempre per l'azienda di Cupertino. Allo stesso tempo, però, Apple ha cercato di tutelarsi dall'impatto dei dazi imposti contro la Cina spostando parte della produzione verso l'India. Lo stesso Tim Cook ha recentemente dichiarato che, nel corso del secondo trimestre, la maggior parte degli iPhone venduti sul mercato statunitense sarà assemblata in India. (riproduzione riservata)