Nel tentativo di rimarginare la ferita dei deboli consumi in un quadro economico internazionale che vede comunque la Cina con un surplus commerciale di oltre un trilione di dollari a fine novembre, e con il dato pubblicato oggi del miglioramento a dicembre del PMI (indice di produzione manufatturiera) a 50,1 rispetto al 49,2 di novembre, il Governo cinese ha messo mano a quattro provvedimenti legislativi, due dei quali a partire dal primo gennaio 2026.
Da domani, quindi, entrerà in vigore una nuova normativa che vedrà ridotti i dazi su 935 prodotti in importazione, così come deliberato dalla Custom Tariff Commission del Consiglio di Stato nell’ottica «di un incremento del volume di prodotti di qualità importati e a supporto di perseguire da parte della Cina una maggiore apertura».
La riduzione dei dazi riguarda per esempio kit diagnostici per particolari infezioni, componentistica per batterie al litio, componentistica per settori manufatturieri ad elevata tecnologia e materiale riciclato per batterie e pirite di ferro grezza.
In accordo a quanto decretato dalla Custom Tariff Commission nel 2026 sarà previsto un ulteriore adeguamento di riduzione dei dazi per il bio-fuel per l’aviazione e per robot bionici intelligenti.
Inoltre sempre dal primo di gennaio entrerà in vigore una parziale riforma della VAT (IVA) che fa seguito alla legislazione del 2016 e, anche in questo caso, la finalità è quella di un’armonizzazione ai principi internazionali. Nel confermare le tre aliquote esistenti del 13%, 9% e 6% la revisione si focalizza sulle transazioni domestiche e sulle vendite presunte.
Con questa nuova revisione vengono assoggettati le vendite di beni e servizi, intangible asset e attività immobiliare all’interno del territorio cinese chiarendo il domicilio fiscale del venditore o del compratore.
Dal primo febbraio sarà effettiva inoltre la revisione del catalogo per gli investimenti esteri, emanato dal Ministero del Commercio sulla base dell’ultima edizione del 2022.
Questo catalogo si propone l’obiettivo di attrarre gli investimenti esteri che negli ultimi due anni hanno visto un calo rispettivamente del 27,1% nel 2024, anno su anno (per 16,2 miliardi di dollari) e del 7,5%, nei primi undici mesi del 2025 (per 97,31 miliardi). La nuova edizione copre 1679 settori industriali, 205 in più dell’edizione 2022.
Il Ministro del Commercio ha dichiarato che «i cambiamenti puntano a creare un incentivo più forte per gli investitori stranieri (a investire in Cina), migliorando il supporto nei servizi per i fondi di investimento basato su di un sistema di business più trasparente in una stabile congiuntura».
A essere privilegiati sono i settori legati all’innovazione tecnologica concernenti l’health care, i servizi immobiliari, il turismo sportivo, le VPP (centrali elettriche virtuali), le spedizioni di fascia alta; il tutto declinato in progetti specifici quali la conservazione dell’ambiente marino, le attrezzature ed impianti per gli sport invernali, solo per citare alcuni esempi.
Il quadro che ne emerge è di offrire al paese Cina un valore aggiunto di connubio tra ambiente e migliore qualità della vita della popolazione cinese.
L’ultimo provvedimento che in ordine cronologico sarà effettivo dal prossimo primo marzo è la nuova Foreign Trade Law, approvata una decina di giorni orsono dal Parlamento cinese. È la terza revisione dalla sua prima emanazione nel 1994 con una successiva modifica nel 2004, periodo in cui la Cina aderiva al WTO.
Forte del valore della sua economia pari a 19 trilioni di dollari la Cina vuole mantenere una posizione di big player nel grande gioco multilaterale sfidando le tempeste delle guerre commerciali che si sono fatte acerrime soprattutto negli ultimi rapporti con gli Stati Uniti.
A conferma di voler mantenere il proprio ruolo specialmente nell’area indo-pacifica, in qualità di timoniere del Rcep (Regional Comprehensive Economic Partnership), questa nuova versione rappresenta anche un ammonimento a paesi terzi che vogliono limitare o controllare l’export cinese offrendo come controaltare quanto specificato sopra nella revisione del catalogo per gli investimenti esteri.
Nella presentazione di questo provvedimento si legge che «La Cina vuole espandere e migliorare il proprio kit di strumenti al fine di contrastare le sfide globali». Un aspetto importante concerne le dispute legali intentate da società private nei confronti di decisioni governative.
I casi recenti di Shein e delle importazioni di prodotti ittici giapponesi ne sono l’evidenza. La Cina è un Paese fondato giuridicamente sulla Rule of Law: se vengono adottati provvedimenti contrari alle decisioni di un’azienda ne devono essere fornite le precipue motivazioni. Questo è lo spirito che dovrebbe nella pratica essere considerato come lineaguida.
A questo punto ci sono tutte le premesse per la Cina per continuare sul lungo cammino della modernizzazione intesa come progresso domestico e multilateralismo globale. Il tutto permeato da “Nuove speranze e vecchi sogni“ come diceva il protagonista del film One second del grande regista Zhang Yimou. (riproduzione riservata)
* corrispondente da Shanghai, dove vive e lavora da 30 anni