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Politica

Meno posti di lavoro in Europa a causa della concorrenza cinese

Gli economisti della Banca centrale europea hanno calcolato che tra il 2015 e il 2022, circa 240.000 posti di lavoro sono stati eliminati o spostati, in particolare nel settore automotive e chimico, verso settori meno esposti a causa della concorrenza dei produttori cinesi. La concorrenza potrebbe diventare ancora più aggressiva in seguito al forte aumento dei dazi statunitensi


06/08/2025 17:50

di Alberto Chimenti - Class Editori

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L'aumento della concorrenza da parte dei produttori cinesi ha portato a significative perdite di posti di lavoro nell'area euro negli ultimi anni, e questa minaccia è destinata a intensificarsi, poiché i dazi più elevati imposti dagli Stati Uniti costringeranno le imprese cinesi a cercare nuovi clienti altrove, afferma la la Banca Centrale Europea.

Secondo gli economisti della Bce, tra il 2015 e il 2022, circa 240.000 posti di lavoro sono stati eliminati o spostati verso settori meno esposti a causa della concorrenza dei produttori cinesi.

Gli economisti hanno indicato i settori automobilistico e chimico come tra i più vulnerabili alla crescente pressione competitiva dalla Cina. Per il comparto auto, le offerte di lavoro pubblicate sono diminuite del 55% tra il 2019 e il 2024; per quello chimico, il calo ha raggiunto il 95%. Al contrario, nei settori non interessati dalla concorrenza cinese, le offerte di lavoro sono rimaste "relativamente stabili".

Tale concorrenza potrebbe diventare ancora più aggressiva in seguito al forte aumento dei dazi statunitensi sulle importazioni cinesi, che probabilmente ridurranno le vendite verso il più grande mercato mondiale e spingeranno le aziende cinesi ad acquisire nuovi clienti altrove, abbassando i prezzi.

"Dopo gli annunci dell'amministrazione Trump relativi a un aumento dei dazi Usa sui beni cinesi, gli esportatori cinesi potrebbero espandersi o cercare nuovi mercati e reindirizzare progressivamente il commercio verso l'Europa", avvertono gli economisti della Bce. Questo riorientamento del commercio "potrebbe amplificare la penetrazione delle importazioni cinesi nei mercati dell'area euro, mettendo alla prova i produttori locali". (riproduzione riservata)


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