«Siamo trasparenti e pronti a farci vivisezionare così tutti vedranno che non c'è una problema di violazione dei dati». Lo afferma Luigi De Vecchis, presidente in Italia di Huawei in un'intervista al Corriere della Sera, parlando della decisione della Gran Bretagna che la scorsa settimana ha annunciato di escludere Huawei dalle gare per il 5G.
Huawei, continua il manager, "non è come l'olio di palma, che lo puoi togliere dai biscotti e sostituire. Se non c'è Huawei, si genera un problema nella filiera. Abbiamo fatto passi tecnologici importanti, siamo stati i primi al mondo a lanciare il chip dell'intelligenza artificiale semplice e a basso costo. Un trend setter come noi fa da traino a tutta l'industria».
De Vecchis aggiunge che «è stato detto che per sostituirci ci vorranno tre anni, ma non è così, ne serviranno almeno sette. Per il Regno Unito è un costo che supera il miliardo e mezzo di sterline. Eppure siamo un'azienda privata, ad azionariato diffuso, con i dipendenti soci. Il governo cinese non ha un'azione».
La decisione della Gran Bretagna, secondo il manager «è geopolitica, non tecnologica. È una deludente inversione di rotta, a fronte di nessuna violazione da parte di Huawei. Partecipiamo ai comitati internazionali di standardizzazione che comprendono venditori, fornitori di chip, di telefonia, dove si parla anche di sicurezza. I parametri sono fissati in modo orizzontale tra tutti gli operatori e il 5G ha una sicurezza intrinseca molto più alta dei sistemi precedenti. Non possiamo permetterci di perdere reputazione violando le regole».
De Vecchis aggiunge che «sulla rete i dati transitano crittografati e accorpati, difficile distinguerli. Un'azienda come Huawei non gestisce dati e comunque non si metterebbe mai in una situazione tanto critica. Sarebbe un danno d'immagine e d'affari». Quanto alla possibilità di muoversi sottotraccia il manager spiega che «prima o poi ci scoprirebbero e saremmo subito fuori dal mercato internazionale. Siamo oggetto di un attacco senza precedenti e non c'e' nessuna prova concreta».
Queste affermazioni arrivano all'indomani della decisione di Tim di escludere Huawei dalle gare per la costruzione della rete 5G in Italia e Brasile, una scelta che potrebbe rallentare la diffusione della tecnologia in questi due mercati. Tra l'altro proprio Luigi Gubitosi, ceo di Tim, ha ribadito oggi lo stretto legame tra la disponibilità della tecnologia e la ripresa post-pandemia nell'economia.
«Il digitale sarà l'asse portante della ripresa», ha ribadito il manager intervenendo alla web conference "L'ecosistema 5G, il Cloud e le infrastrutture tlc: dall'emergenza al sostegno della ripartenza".
«Se pensiamo al ruolo che le tlc hanno svolto in questi mesi, pensiamo al ruolo che potranno assumere per la ripresa. Credo che se sono state imprescindibili nella fase acuta, adesso potranno consentirci di crescere in maniera piu' veloce creando una vera alternativa rispetto alla fase precedente. Le reti digitali conciliano e migliorano le prospettive, pensiamo a quanti hanno usufruito di queste tecnologie», ha ribadito Gubitosi.