MENU
Industria

Made in China 2025, luci e ombre sulla manifattura avanzata

In 10 settori fortemente tecnologici la Cina vuole conquistare la leadership globale, puntando su campioni nazionali, Ma Il supporto politico e i sussidi governativi hanno causato notevoli inefficienze in alcuni settori, creando saturazione nei mercati. L'Europa può ancora giocare un ruolo in alcuni settori strategici


20/05/2025 10:18

di Carlo Diego D'Andrea*

settimanale
Carlo Diego D'Andrea

La Cina è oggi la superpotenza manifatturiera globale incontrastata, rappresentando il 29% della produzione manifatturiera a livello mondiale nel 2023—un valore equivalente alla somma della capacità manifatturiera degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.

Benché sia da tempo un attore dominante nella produzione di beni a basso contenuto tecnologico, la Cina ha progressivamente ampliato la sua influenza anche nella manifattura avanzata. Indubbiamente, la politica “Made in China 2025” (MIC2025) ha avuto un impatto determinante nel raggiungimento di tale obiettivo.

Ma cos'è esattamente Made in China 2025? Avviata nel 2015, l’iniziativa MIC2025 fa parte di una strategia a lungo termine volta a portare la Cina ad un livello elevato di autonomia e leadership nelle tecnologie strategiche o, in alcuni casi, persino all’autosufficienza tecnologica.

Sulla scia dell’Iniziativa per le Industrie Emergenti Strategiche del 2010, la sua principale evoluzione è stata l’introduzione di specifici obiettivi di quota di mercato, sia nazionali che internazionali, per dieci settori: tecnologie dell’informazione di nuova generazione, macchinari a controllo numerico e robotica di fascia alta, apparecchiatura aerospaziale e d’aviazione, ingegneria navale e costruzione navale ad alta tecnologia, attrezzature ferroviarie avanzate, veicoli a risparmio energetico e veicoli a nuova energia, apparecchiature per produzione di energia elettrica, macchinari agricoli, materiali innovativi, biofarmaceutica e dispositivi medici ad alte prestazioni.

Sebbene non tutti gli obiettivi settoriali siano stati raggiunti, il progresso generale nel miglioramento della capacità manifatturiera cinese è stato significativo. Per esempio, l'automazione industriale cinese ha ormai superato quella di qualsiasi Paese europeo, sorpassando anche la Germania per numero di macchinari robotici industriali installati per ogni 10.000 lavoratori.

Sempre più aziende cinesi sono diventate leader globali, conquistando crescenti quote di mercato nel loro rispettivo settore. Per esempio, i cantieri navali cinesi hanno ottenuto circa il 70% dei nuovi ordini globali; la quota cinese del mercato mondiale dei veicoli elettrici ha raggiunto il 76%; e i pannelli solari cinesi costituiscono oltre l’80% della quota globale.

Tuttavia, nonostante questi numeri impressionanti, l’iniziativa MIC2025 ha anche generato esternalità negative. Il supporto politico e i sussidi governativi hanno causato notevoli inefficienze in alcuni settori, creando saturazione nei mercati in questione. Diverse industrie, sulla carta apparentemente performanti, sono entrate in una spirale di guerre dei prezzi, costringendole a puntare sull’esportazione all’estero per sopravvivere. Ciò ha provocato reazioni difensive da parte di altri mercati, come dimostrato dall’indagine dell’UE sul settore degli EV, con esiti decisamente svantaggiosi per la Cina.

Inoltre, in diversi settori la Cina ha performato al di sotto delle aspettative. Ad esempio, il jet commerciale C919 dipende ancora in larga parte da tecnologia straniera. In altri settori, come quello dei dispositivi medici, pur essendo in grado di competere con aziende globali in termini di volume, le alternative nazionali non hanno ancora raggiunto la medesima qualità dei corrispettivi esteri.

Il MIC2025 ha avuto anche effetti sempre più dannosi per le imprese straniere. Molte di esse hanno riscontrato un aumento delle barriere di mercato e difficoltà a competere negli appalti pubblici cinesi, i quali favoriscono offerte a basso prezzo anche a scapito della qualità. Tuttavia, senza le imprese a partecipazione estera (FIE), la Cina non avrebbe raggiunto un tale grado di autonomia tecnologica.

È possibile identificare tre fasi nello sviluppo tecnologico cinese. Nella fase iniziale, le FIE godono di un alto livello di accesso al mercato siccome contribuiscono allo sviluppo delle controparti locali—come nel caso del settore aeronautico. La fase intermedia è caratterizzata da una produzione interna comparabile—ma non equivalente—alle controparti estere. A questo punto, parallelamente all’incremento delle barriere, le imprese straniere perdono rapidamente quote di mercato. Ne sono un esempio la biofarmaceutica, la robotica e la meccanica a controllo numerico.

Infine, nella fase avanzata, i produttori cinesi riescono ad offrire prodotti equivalenti o superiori alla concorrenza estera. Le barriere vengono rimosse di conseguenza poiché le FIE non sono più competitive, subendo perdite di mercato significative e, talvolta, totali. Questo è ciò che è avvenuto nel settore ferroviario e in quello dei veicoli elettrici.

In un contesto di crescenti tensioni commerciali globali e dazi tra gli Stati Uniti e la Cina che rischiano di sfociare in una vera e propria guerra commerciale, per l’Unione Europea diventa cruciale rafforzare la cooperazione economica con la Cina. I dazi americani sono in parte il risultato dell’aumento delle pressioni politiche interne che da anni premono per contrastare le pratiche di Pechino, ritenute sleali dalla Casa Bianca.

L’iniziativa MIC2025 è stata spesso citata come una minaccia diretta all’economia statunitense. Sebbene i criteri di calcolo dei dazi americani siano stati arbitrari e la loro esecuzione controversa, la guerra commerciale in corso è un promemoria di cosa può accadere dopo anni di tensioni sempre più acute. Benché L’UE sia tradizionalmente più ponderata rispetto a Washington, condivide tuttavia molte delle preoccupazioni statunitensi e si trova ora sotto crescente pressione per risolvere tali problematiche.

Gli Stati Uniti hanno fornito un esempio riguardo a cosa non fare, andando troppo oltre ed eccessivamente di fretta; tuttavia, questo non modifica sostanzialmente il calcolo strategico per l’UE, bensì alza la posta in gioco per la Cina nel mantenere le sue promesse.

La nuova politica industriale cinese introdotta nel 2023, denominata “nuove forze produttive”, incarna molti dei principi cardine del MIC2025. Tuttavia, il suo quadro operativo più vago consente a Pechino di adattare la propria spinta all’autosufficienza in modo più orientato al mercato, permettendo alle aziende europee di continuare a competere nei settori strategici del Paese nel lungo termine. (riproduzione riservata)

 * Managing Partner di D’Andrea & Partners Legal Counsel, Vice Presidente Nazionale della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina suo e Presidente dello Shanghai Chapter





Chiudi finestra
Accedi