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Allarme di Lvmh sui consumi di lusso in Cina in calo da un anno

Dopo un -11% nel primo trimestre anche nel secondo ci sarebbe stato un calo nel paese del Dragone di oltre il 6% e le prospettive non sono migliori, secondo il leader mondiale dei prodotti di lusso. Poche le eccezioni, secondo gli analisti dei brand del lusso, tra queste Prada e Moncler


22/05/2025 15:58

di Benedetta Migliaccio - Class Editori

settimanale
Bernard Arnault, presidente e ceo di Lvmh

Lvmh lancia un nuovo campanello d’allarme sullo stato di salute del mercato del lusso globale. Il gruppo guidato da Bernard Arnault ha comunicato a porte chiuse a investitori e analisti che la domanda, in particolare in Asia e soprattutto in Cina, è rimasta fiacca anche nel secondo trimestre. Il colosso transalpino ha già mancato le attese degli analisti nel primo trimestre, comunicato lo scorso 14 aprile, registrando un calo nelle vendite dell’11% nella regione che comprende la Cina, un dato che si è allineato alla performance dell’intero 2024.

A peggiorare il quadro, le stime preliminari raccolte da Bloomberg indicano che nel secondo trimestre l’area Asia-Pacifico, escluso il Giappone, potrebbe accusare un ulteriore scivolone del 6,4%, mentre la divisione più redditizia del gruppo, quella della moda e pelletteria, che include marchi come Louis Vuitton e Christian Dior, potrebbe vedere i ricavi contrarsi fino al 3,7%. Questi segnali di debolezza giungono in un contesto già compromesso dalla crescente incertezza macroeconomica e geopolitica. La Cina, tradizionale motore di crescita per il comparto, continua a registrare una domanda interna debole, penalizzata dalla prudenza dei consumatori e da un contesto post-pandemico ancora fragile.

Questo nonostante i continui sforzi da parte del gruppo di un presidio attivo del mercato. La maison Loro Piana ha celebrato il suo centenario attraverso un’installazione espositiva al Museo d’arte Pudong di Shanghai, Bulgari ha messo in scena la collezione Serpenti mediante esperienze espositive immersive nelle metropoli di Shanghai e Seoul, in Corea del Sud, mentre Dior ha proseguito il tour della mostra «Designer of dreams» con una tappa nella capitale coreana lo scorso aprile. La riedizione di Louis Vuitton x Takashi Murakami è invece giunta al terzo capitolo.

La nuova ondata di dazi imposti dal presidente Donald Trump rischia di comprimere ulteriormente la propensione alla spesa anche negli Stati Uniti, secondo mercato per Lvmh dopo l’Asia, tanto da avere anche sul suolo a stelle e strisce stabilimenti produttivi in California e Texas. Al netto di ciò, il mercato non ha tardato a reagire. Nella seduta successiva alla pubblicazione delle indiscrezioni di stampa, il titolo Lvhm ha perso fino al 2,9% alla borsa di Parigi e nella mattinata di giovedì viaggia in ribasso.

Dal mese di gennaio il gruppo ha lasciato sul terreno circa il 22%, in netta controtendenza rispetto ai concorrenti più resilienti come Hermès, che hanno tuttavia continuano a registrare performance in rallentamento. Non fa eccezione Chanel, che ha appena riportato una diminuzione dell’utile operativo del 30%. Infine Kering continua a scontare difficoltà simili a quelle di un anno fa, con un tonfo del 24% dei ricavi nel primo trimestre. 

Il prossimo appuntamento con il mercato potrebbe dunque rappresentare uno snodo cruciale per capire se la frenata in Asia sarà solo un’altra battuta d’arresto o il segnale per l’inizio di una nuova fase di apertura verso nuovi mercati. (riproduzione riservata)


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