«Per l'industria automobilistica europea, questo è un anno cruciale. Abbiamo una finestra di 3-5 anni per reagire alla potenza del sistema cinese che ha sviluppato una strategia industriale. È un momento critico per il settore. Ma abbiamo gli strumenti per riprendere il controllo, se facciamo le cose giuste. Il governo cinese, le autorità, i mercati vedono l'auto come una delle leve per la conquista del mondo. Non è sempre stato questo il caso in Europa. Ci confrontiamo con giganti». Lo ha dichiarato Luca de Meo, ceo di Renault nell'audizione alla commissione atttività produttive del parlamento italiano.
La sua è stata un'analisi spietata della situazione ma anche ricca di proposte. «Per evitare la delocalizzazione delle case automobilistiche di Italia, Francia e Spagna, verso l'Europa dell'Est, l'Europa dovrebbe fornire un quadro normativo favorevole per sostenere la produzione a prezzi competitivi e l'acquisto di auto piccole come le Keicar giapponesi», ha proposto de Meo, «ancora meglio se prodotte in consorzio dai costruttori sul modello di quanto fatto con Airbus. L'occasione credo che sia perfetta per l'Europa per tornare all'attacco».
Partendo dalla considerazione che la Ue è l'unico al mondo in cui il mercato non è rientrato ai livelli pre Covid, mentre l'America e la Cina sono rimbalzate, de Meo ha messo in evidenza che in Cina si vendono tante auto, piú del doppio del mercato Ue, e quindi «è difficile colmare il gap di competitività ma ci svegliamo la mattina per farlo».
«Sono convinto che possiamo rispondere a questo fenomeno fornendo un quadro favorevole all'acquisto di piccole auto elettriche ispirandoci a quanto fatto dai giapponesi, con un segmento di piccole auto elettriche per l'uso quotidiano, più compatte e con batterie piccoline e performance un pò ridotte e un quadro fiscale favorevole e facilitazioni per i parcheggi e le norme delle città», ha insistito il manager italiano, «se vogliamo ridurre l'impatto del trasporto non dovremmo solo ridurre viaggiare eletrico, ibrido o idrogeno ma scegliere di viaggiare con veicoli più compatti e leggeri. Invece, il settore delle piccole auto negli ultimi 20 anni è stato il più tartassato dalle regolamentazioni, tanto da rendere difficile produrli».
«L'offerta e il segmento si riducono, il prezzo di ingresso nel mercato nel nuovo è aumentato del 60% in 10 anni. Tra il 2015 e il 2030 il costo di una Clio sarà cresciuto del 40%, il 90% è legato alle regolamentazioni. Oggi gli europei fanno fatica ad acquistare auto di piccole dimensioni, l'età media del parco auto è passata da 9,5 nel 2015 a 12,5 nel 2024. Per le auto più piccole del segmento A, quindi le Panda, le 500, l'età media è addirittura di 14 anni in Europa e questo frena i progressi nella decarbonizzazione», ha raccontato.
«Abbiamo bisogno di velocità se vogliamo risolvere le cose», ha sottolineato, aggiungendo che «dobbiamo fare squadra. L'Europa deve giocare in modo collettivo, fare in modo che la regolamentazione sia trasformata in un elemento strategico che possa renderci più competitivi ed efficienti. Ad esempio sappiamo che il 70% del costo dell'architettura software di un'autovettura potrebbe essere messo in comune. Possiamo anche pensare di armonizzare le regole della mobilità tra le città europee per non avere specificità locali, per guadagnare efficienza e ridurre costi. Questo è esattamente quello che hanno fatto i cinesi negli ultimi quindici anni: la standardizzazione forzata», ha puntualizzato il top manager.
E in Europa ci sono anche altri gap strutturali da superare. «L'elettricità in Ue costa il doppio rispetto alla Cina e tre volte quanto costa negli Usa. Produrre auto in Europa costa il 30% di più rispetto alla Cina. Senza contare gli aiuti di Stato: in Cina 200 miliardi di euro in 10 anni, negli Usa 400 miliardi di dollari con l`Ira», ha detto il ceo di Renault, aggiungendo che «abbiamo bisogno di energia a prezzi competitivi, 50 euro a kW. In Francia il costo per costruire una Renault5 è quasi il doppio di quella della manodopera. Anche per le ricariche serve energia a prezzi competitivi». Inoltre, «nelle aree industriali italiane si potrebbero ipotizzare delle zone economiche green con tariffe energetiche più convenienti per i produttori di auto, sul modello dei distretti industriali. Per il mercato auto europeo servono incentivi per l'acquisto», ha insistito.
Per abbattere le emissioni, «alcune soluzioni possono essere fornite anche migliorando la tecnologia dei motori a combustione lavorando, per esempio, sui carburanti alternativi, sulla ibridizzazione», ha suggerito de Meo. «Il progresso è in gran parte nell'elettrico ma dobbiamo cercarlo nelle tecnologie tradizionali quando questo ha senso».
«Occorre sostenere il mercato, altrimenti sarà insufficiente se non risolviamo un problema fondamentale che si è aggravato negli ultimi anni, cioè la debolezza del mercato: l'età media di chi acquista un'auto nuova in Europa è di 56 anni, nel 2005 era di 47 anni, in Cina sono dei trentenni», ha spiegato il ceo di Renault Group.
«A monte c'è il problema del potere di acquisto delle classi medie, è un sistema che invecchia, che ritarda l'ingresso dei giovani nella vita per non parlare del pessimismo dominante. Quando si propongono auto elettriche che hanno prezzi fino al 50% in più di quelle tradizionali con i tassi di interesse che sono aumentati e le infrastrutture di ricarica che sono al 20% dell'obiettivo, è ovvio che non è facile per noi. Occorre sostenere il mercato quindi, soprattutto quello dell'elettrico. Mantenere un sistema stabile di contributo per l'acquisto delle vetture o eventualmente una defiscalizzazione è indispensabile».
Infine, per i giovani l'auto non è più uno status symbol come in passato e anche questo incide sulle vendite. «Dobbiamo fare prodotti più accessibili, piccole vetture, sofisticate tenologicamente. Dobbiamo creare dei prodotti emozionali, moderni e dobbiamo anche creare il contesto per cui i giovani ritornano ad avere un potere di acquisto nella nostra società», ha concluso. (riproduzione riservata)