Il mondo del lusso sta cambiando sulla spinta dei mercati asiatici e delle giovani generazioni ed è inevitabile che insieme ad esso stia mutando anche il settore dei diamanti. Il trend è iniziato già da qualche anno, ma ora le previsioni confermano un’accelerazione: secondo l’analisi di Kenneth research, il comparto dei diamanti sintetici, ovvero quelli creati in laboratorio, raggiungerà un business di 27,6 miliardi di dollari (pari a circa 24,7 miliardi di euro) entro il 2023, partendo dal fatto che nel 2015 si attestava sui 16,2 miliardi (pari a 14,5 miliardi di euro).
Entro 4 anni la crescita media annuale sarà del 7,4%. Per lo stesso arco di tempo l’analista Paul Zimnisky sostiene che la quota dei sintetici sul mercato globale dei gioielli in diamante passerà dal 3,5% attuale al 6%. Questa potrà arrivare addirittura al 10% entro il 2030 secondo i calcoli di Citibank. Ci sono diversi fattori che stimoleranno questa performance. La prima di tutte è che 5 anni fa un diamante artificiale costava circa il 10% in meno di uno normale, ora la percentuale di sconto è del 50% ed entro 5 anni potrebbe raggiungere il 90%. In secondo luogo, la regione dell’Asia-Pacific si classifica prima nel comparto per i numerosi laboratori di realizzazione, già nel 2015 contava una fetta del 51,2% nei ricavi worldwide e proseguirà in questa direzione.
In testa c’è la Cina, che sta applicando alte tecnologie nei processi, rappresentando una grave minaccia per i minatori di diamanti nell'intero globo. Anche per il Middle East e l’Africa si stima una rapida corsa per l’aumento dei servizi infrastrutturali, mentre l’Europa avrà una crescita lenta. I diamanti artificiali stanno poi brillando tra i Milliennials: le nuove generazioni sono attratte da acquisti più sostenibili uniti a prezzi convenienti, proprio perché sempre più attente alle questioni etiche, legate alla condizioni di salute dei lavoratori in miniera e all’impatto ambientale delle estrazioni. Nel frattempo, il colossoquell De Beers group, ha chiuso il primo semestre del 2019 con ricavi complessivi in calo del 17% a 2,6 miliardi di dollari (2,3 milioni di euro), con vendite di diamanti grezzi in picchiata del 21% a 2,3 miliardi (2 miliardi di euro) e in termini di volume a -13% per 15,5 milioni di carati.
La domanda in tutto il mondo sta risentendo della volatilità del mercato azionario e delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti, che rimangono il best player del comparto, e la Cina e anche di un dollaro più forte. Secondo il ceo Bruce Cleaver, il mercato dei diamanti sta attraversando una situazione non più tanto diversa da quella in crisi del 2014-15, quando c’è stato un forte calo dei prezzi delle materie prime. Secondo il manager tuttavia la domanda negli States dovrebbe tornare a crescere nella seconda metà del 2019. Il gruppo ha appena investito 468 milioni di dollari (circa 420 milioni di euro) in una nuova nave per estrarre diamanti a largo della costa della Namibia. (riproduzione riservata)