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Politica

La crisi nel Mar Rosso minaccia gli scambi Europa-Cina

L'allungamento delle rotte marittime con la circumnavigazione dell'Africa non solo rallenta l'arrivo delle merci ma ha un notevole impatto sui noli, che si mantengono elevati, e soprattutto sull'inquinamento. Perché le navi sono costrette ad aumentare la velocità per recuperare sui tempi di navigazione


28/02/2024 13:01

di Marco Leporati*

settimanale

La Cina sta gradualmente tornando alla normalità dopo la chiusura per le festività di Capodanno, ricorrenza ufficialmente chiusa il giorno 24 con la festa della Lanterna, come tutti gli anni. Quest'anno, però, alle già molte incognite sulla ripresa, si aggiunge anche quella sugli effetti dell'allungamento delle rotte Asia-Europa-Asia in seguito alla crisi nel Mar Rosso e al dimezzamento del traffico nel canale di Suez, per i ben noti attacchi missilistici da parte degli Houti yemeniti alle navi commerciali.

La più parte delle navi cargo, incluse quelle della compagnia cinese Cosco, sono state costrette a puntare sulla circumnavigazione dell'Africa per arrivare in Europa allungando i tempi di percorrenza a 52 giorni rispetto ai precedenti 37. In aggiunta dobbiamo considerare che sulla rotta Asia - Nord Europa e ritorno in Asia una nave impiega 102 giorni.

Quindi le compagnie marittime specularmente hanno dovuto impegnare più navi per garantire un servizio ragionevolmente soddisfacente, con la conseguenza che i costi dei noli si mantengono e si manterranno elevati almeno per questo primo trimestre.

In questa congerie navale la compagnia francese CMA CGM , a seguito dell'istituzione della forza navale europea entrata in funzione la settimana scorsa, ha osato far navigare la nave Jules Verne lungo il Mar Rosso per attraversare lo Stretto di Suez. Una rondine non fa primavera ma potrebbe essere un segnale confortante per gli operatori navali e soprattutto per chi ha carichi in mare.

La situazione attuale è che un cartone di vino italiano da un nostro porto sino a Singapore ci impiega oltre 50 giorni.
Se gli stocks si esauriscono i concorrenti del " Nuovo mondo" (Australia, Nuova Zelanda, Cile e Sud Africa) del vino tricolore  sono pronti a rifornire gli scaffali vuoti. Ciò non accade solo per il vino.

Inoltre, l’incremento della flotta per garantire le rotazioni delle navi pone un’altra variabile, quella relativa agli arrivi delle stesse navi nei porti. Infatti le lunghe percorrenze creano arrivi nei porti in giornate diverse da quelle schedulate, con la conseguenza di trovare banchine già occupate e navi in rada, situazione che ricorda gli anni della pandemia con le navi in rada negli scali di Los Angeles e Long Beach.

Questo ritorno ad un progressivo uso delle flotte contribuisce a diminuire la capacità di stiva che si era venuta a creare negli ultimi anni con l’immissione di meganavi da ventimila Teu. Se da un lato questo è vero, dall’altro la capacità di stiva nel mondo dovrebbe crescere quest'anno dell’8%, oltre il doppio della crescita della domanda stimata intorno al 3%. Questo differenziale dovrebbe in futuro portare ad una diminuzione dei noli se non vi sarà ancora uno stravolgimento del quadrante geopolitico.

Un altro impatto significativo delle nuove rotte è sui livelli di inquinamento. Infatti, le navi, cercando di accelerare la velocità giornaliera, hanno incrementato l’indice di consumo di carburante (bunker) che di riflesso viene incluso nel ricarico del nolo ma per un altro verso aumenta il livello di emissioni nell’atmosfera di anidride carbonica (Co2).

«La velocità delle navi è stata incrementata del 10-15% per ridurre i ritardi. Ma questa azione non può compensare completamente il disagio che si è venuto a creare», ha spiegato al Financial Time Jeremy Nixon, ceo della compagnia di navigazione giapponese ONE (Ocean Network Espress).

È stato calcolato da Sea Intelligence, società di analisi e studi maritimi, che l’incremento della velocità per compensare il ”time to delivery” sulle lunghe rotte causerà un aumento delle emissioni pari al 70%. Nel passato, anche in virtù delle normative IMO (International Maritime Organization), entrate in vigore il primo gennaio 2020, l’indirizzo delle compagnie marittime era stato quello di ridurre la quantità di carburante la cui percentuale di zolfo non doveva superare 0,5% rispetto al 3,5% del passato e contestualmente la riduzioni di Co2 nell’aria.

L’attività economica ovvero il trasporto delle merci non può essere disgiunta da quanto sta accadendo in quell’area con il conflitto israele-palestinese che si sta spostando anche verso i confini con l’Egitto. Le prossime settimane saranno il momento di verifica di queste azioni intraprese. (riprodozione riservata)

* presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da 30 anni


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