Come nella leggenda del Raggio verde di Jules Verne, auspicio di buona sorte quando si avvista nell’attimo fuggente, così dall'ultimo rilevamento promosso da Mc Kinsey riguardo ai consumi nelle città di terza e quarta fascia in Cina è emerso dalla popolazione residente un sentiment che potrebbe far ben sperare.
Spesso trattando l’argomento dei consumi a livello macro ci si riferisce alle grandi metropoli, le big four, ossia Pechino, Canton, Shanghai e Shenzhen. In realtà nel territorio cinese circa cinquecento città di terza e quarta fascia, classificate a seconda dell’appartenenza a prefetture e contee e sviluppatesi in tempi successivi alla prima espansione post Deng, ospitano circa 900 milioni di persone (contando anche le aree rurali), mentre 509 milioni di persone vivono nelle città di prima e seconda fascia, secondo i dati del censimento 2020, l’ultimo elaborato.
Sebbene l’ottimismo, quale generale attitudine ad un approccio favorevole, sia diminuito rispetto ai livelli del 2023, quindi nel periodo post covid, esiste ancora una percezione positiva da parte dell’80% dei consumatori cinesi delle città di terza e quarta fascia rispetto al 70% di quelli della seconda fascia e del 67% della prima fascia.
Quale effetto di questa percezione in termini di vendite al dettaglio il 97% delle 171 città non primarie ha avuto una crescita positiva mentre nel 2024 per Shanghai si è riscontrato un calo del 3,1% e per Pechino del 2,7%.
Questi indicatori evidenziano modelli di vita differenti nelle diverse realtà cinesi. Innanzitutto i valori immobiliari in queste città di terza e quarta fascia registrano prezzi inferiori rispetto a quelli della megalopoli; inoltre i costi della vita sono in linea con uno stile di vita orientato più a situazioni di relax, cioè a una vita comunitaria rispetto allo stress e al solipsismo delle grandi città.
Se le prime due decadi del nuovo secolo sono state improntate su piani quinquennali e decisioni delle autorità di governo locale a favore della creazione di metropoli dotandole di servizi di trasporto e strutture scolastiche e sanitarie con una matrice di un forte inurbamento sia di migranti sia di giovani ormai con lo status di classe media che cercavano un riscatto ed una migliore qualità della vita, oggi l’attrattività stessa dei grandi centri urbani è in discussione.
In quel periodo il settore immobiliare residenziale e commerciale è stato premessa e conseguenza per anni di un pil anche a due cifre. Oggi, la vena dell’età dell’oro si è esaurita o parzialmente prosciugata, anche se tengono i risparmi delle famiglie.
Dai dati pubblicati la scorsa settimana dalla banca centrale cinese, la People's Bank of China (Pboc), i depositi delle famiglie sono cresciuti di circa 14 mila miliardi di dollari nei primi sette mesi di quest’anno mentre i prestiti personali si sono fermati a 95 miliardi di dollari. La stima della Banca centrale per il 2025 è di raggiungere il 42,36 % di risparmi in rapporto al pil, il doppio di Usa che vale 17,76% e del Giappone del 29,77%, secondo le elaborazioni del Fondo Monetario internazionale dello scorso aprile.
«La soluzione a lungo termine è quella di ribilanciare l’economia verso i consumi che richiede la costruzione di un sistema di tutela sociale al netto di gruppi privilegiati, la riforma del regime fiscale e la riduzione di investimenti non necessari», ha osservato in proposito Xu Tianchen, senior China economist dell’Economist Intelligence Unit, commentando le decisioni governative di favorire i prestiti personali a un tasso scontato per stimolare i consumi.
Uno degli esempi più interessanti riguarda coloro che hanno scelto di vivere a Suzhou, importante distretto industriale, con la più alta concentrazione di aziende italiane ma con la possibilità di raggiungere Shanghai in venti minuti di treno. Suzhou non è una città dormitorio per i pendolari: ha invece un’antica storia ed è caratterizzata da luoghi di naturale bellezza come il lago Tai Hu alla confluenza dell’estuario del Fiume azzurro.
Qualche giorno fa una manager della Gen Y o Millenial mi diceva che, nel suo passaggio educativo prima e professionale poi, ha scelto la città di Suzhou perché gli appartamenti hanno prezzi accettabili, e non solo da ora, tra 100 e 200mila euro, si è vicini al lago e la vita è modellata ad una dimensione relazionale che favorisce i rapporti interpersonali. Un altro esempio è Chengdu, città nella provincia del Sichuan, caratterizzata da ritmi lenti favoriti da un clima temperato ed essendo situata ad ovest sulla stessa linea orizzontale di Shanghai beneficia di maggiore luce giornaliera.
La Cina, sin dai suoi albori ha sempre avuto città imperiali che attraevano sia coloro che cercavano fortuna secondo il detto cinese ”nel regno di Cina non c’è niente di abbandonato” sia la classe dei mandarini che con il concorso amministrativo entravano nei ruoli professionali dell’impero. Le città in genere erano composte da una parte vecchia e una nuova con struttura a scacchiera. Questo modello è stato reiterato e simbioticamente immesso nella nuova Cina: forse adesso ne risente dell’usura.
Nel frattempo il raggio verde è apparso alla borsa di Shanghai portando l’indice composito a 3.739,36, il più alto livello dal 19 agosto 2015. Siamo ben lontani dai traguardi dell’indice a 6.000 degli anni tra il 2008 e 2010. Ma con la massa di risparmi potenzialmente disponibili potrebbe aprirsi da parte dei risparmiatori cinesi una finestra verso il mercato azionario accantonando quello obbligazionario. (riproduzione riservata)
* corrispondente da Shanghai, dove vive e lavora da 30 anni