È a rischio l’accordo sul gasdotto Russia-Cina, sul quale Mosca punta per compensare le mancate vendite di gas all’Europa. Secondo quanto riporta il Financial Times, le trattative sul Power of Siberia 2 si sarebbero arenate perché il Cremlino considera «irragionevoli» le richieste cinesi sui livelli di prezzi e offerta di gas. La Cina avrebbe chiesto di pagare le forniture con una cifra vicina ai prezzi del mercato domestico russo, che però sono fortemente sovvenzionati, e inoltre si sarebbe impegnata ad acquistare solo una piccola frazione della capacità annua prevista del gasdotto, che è di circa 50 miliardi di metri cubi di gas all'anno.
La Russia è in trattative da anni per realizzare il Power of Siberia-2, e a maggio 2024 il vice primo ministro russo Alexander Novak si era mostrato fiducioso su una possibile firma del contratto «nel prossimo futuro». Il presidente russo Vladimir Putin è andato in Cina il 16 e 17 maggio 2024, per la prima visita di Stato dopo la sua rielezione, e in quell’occasione, a Pechino, ha firmato col presidente cinese Xi Jinping una dichiarazione congiunta sull'approfondimento delle relazioni di partenariato globale e cooperazione strategica nel 75mo anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Dopo le indiscrezioni il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, si è affrettato a veicolare la posizione russa attraverso l’agenzia Tass, sottolineando che «i colloqui continueranno poiché è la volontà politica della leadership dei due Paesi» e richiamandosi proprio a Putin e Xi Jinping, che nella dichiarazione bilaterale hanno dichiarato di voler continuare «il dialogo sull'energia». Peskov è intervenuto anche sullo stato delle trattative commerciali in corso. «Sono riservate, ma è assolutamente normale che ogni Paese protegga i propri interessi», ha detto, «Non abbiamo dubbi che tutti gli accordi necessari saranno raggiunti».
Intanto il prezzo del gas sta registrando un aumento a due cifre. Lunedì 3 giugno i futures del gas olandese di riferimento sono saliti di oltre l'11%, portandosi a 39 euro a MegaWatt, il livello più alto raggiunto dall’inizio dell'anno. La causa è nell’interruzione non pianificata dell’impianto norvegese di trattamento del gas di Nyhamna, a riprova di quanto ormai la Norvegia sia diventata un fornitore chiave per l’Europa, dopo che la maggior parte delle consegne di gasdotti russi sono state quasi azzerate in seguito all’invasione dell’Ucraina e i Paesi Ue si sono riorganizzati diverficando gli approvvigionamenti e rinforzando gli stoccaggi.
Il colosso energetico norvegese Equinor sta indagando sull'origine del problema, senza poter al momento fare previsioni sui tempi di ripristino. Sulle quotazioni del gas influisce anche il calo delle importazioni di gnl (gas naturale liquefatto) in Europa a causa dell'aumento della domanda in Asia per far fronte a una eccezionale ondata di caldo.
Il picco della domanda di elettricità in India ha superato i 235 gigawatt questa settimana, un record per il mese di maggio. Casi simili, ma meno gravi, si stanno verificando anche in Cina, Giappone e Thailandia.Secondo Anz Bank, tra le fonti di produzione di energia elettrica, il gas naturale è quello che probabilmente trarrà i maggiori benefici in termini di domanda, il che lascerebbe il mercato del gas naturale liquefatto in perfetto equilibrio. (riproduzione riservata)