Huawei è pronta a investire in Italia 3,1 miliardi dollari nei prossimi 3 anni, creando 1000 posti di lavoro. E' quanto ha spiegato nel corso di un evento a Milano per fare il punto sui 15 anni di attività del gruppo cinese nel nostro Paese il ceo di Huawei Italia, Thomas Miao, che ha inoltre chiesto alle autorità italiane trasparenza e una politica equa sull'uso del golden power relativamente al 5G.
Più nel dettaglio, il gigante cinese investirà oltre 1,2 miliardi di dollari in marketing & operations, 1,9 miliardi in direct procurement (ossia acquisti di forniture) e circa 52 milioni in ricerca e sviluppo. A fronte di questi investimenti in Italia verranno creati mille posti di lavoro, a cui se ne aggiungeranno altri 2.000 nell'indotto.
Investimenti in Italia, mentre negli Stati Uniti Huawei sta valutando di tagliare centinaia di posti, secondo quanto hanno riferito fonti a conoscenza dei fatti all'agenzia Dow Jones Newswires. Gli esuberi dovrebbero coinvolgere i dipendenti del centro di ricerca statunitense di Huawei e quelli della controllata Futurewei Technologies. La divisione conta un organico di circa 850 persone in diversi Stati degli Usa, tra cui Texas, California e Washington.
Miao ha però chiesto regole "trasparenti, efficienti e giuste" sull'applicazione del Golden power per il 5G in Italia. "Adesso il decreto si limita solo ai fornitori non europei", ha sottolineato, "dovrebbe essere rivolto a tutti perché la tecnologia è neutrale, non è legata a questioni geopolitiche. Il 5G è molto importante e il golden power dovrebbe essere applicato a tutti i player per essere sicuri che dal primo giorno si abbia un'infrastruttura sicura e affidabile. È una grande necessità del paese essere pronti prima del lancio".
Tra le perplessità espresse dal numero uno di Huawei Italia, le tempistiche previste dal decreto sul Golden power 5G per la valutazione dei rischi e delle possibili violazioni alla sicurezza nazionale, che sono state portate fino a 165 giorni. "Non dovrebbe volerci così tanto tempo per l'approvazione" degli accordi tra i fornitori e gli operatori telefonici, ha contestato Miao.
Il decreto approvato dei giorni scorsi relativo al golden power sul 5G ha portato da 25 giorni a un massimo di 165 giorni i tempi per un'idonea valutazione dei rischi e possibili violazioni alla sicurezza nazionale. Inoltre, secondo il decreto, "il governo può ingiungere all'impresa acquirente e all'eventuale controparte di ripristinare a proprie spese la situazione anteriore". E chiunque non osservi gli obblighi di notifica "è soggetto a una sanzione amministrativa pecuniaria fino al doppio del valore dell'operazione e comunque non inferiore all'uno per cento del medesimo valore".
Nel frattempo da oltre Oceano arrivano buone notizie per Huawei. Infatti, secondo quanto ha riferito quest'oggi una fonte statunitense all'agenzia Reuters, Washington potrebbe rilasciare tra due-quattro settimane le licenze alle aziende americane che vogliano riprendere il business con Huawei, segno che la recente apertura del presidente Usa, Donald Trump, ad allentare le restrizioni sul colosso cinese potrebbe realizzarsi rapidamente.
Huawei è stata inserita a maggio nella "entity list" del dipartimento del Commercio statunitense. Da quel momento le aziende americane non hanno più potuto fornire nuovi beni e servizi di produzione americana alla società senza aver prima ottenuto licenze da parte del governo. Ma alla fine del mese scorso, dopo l'incontro con il presidente cinese, Xi Jinping, in Giappone, Trump ha annunciato che le aziende statunitensi potevano vendere prodotti a Huawei. E nei giorni scorsi il segretario al Commercio, Wilbur Ross, ha fatto sapere che le licenze sarebbero state rilasciate se non ci fosse stata alcuna minaccia per la sicurezza nazionale.
L'inversione di rotta di Trump e la rapida implementazione da parte del dipartimento del Commercio suggeriscono che le pressioni dell'industria dei chip, unitamente alla pressione politica cinese, potrebbero fare effettivamente ripartire le vendite di tecnologia statunitense a Huawei. Dei 70 miliardi di dollari che Huawei ha speso per l'acquisto di componenti nel 2018, circa 11 sono andati a società statunitensi tra cui Qualcomm, Intel e Micron Technology . (riproduzione riservata)