Come si spiega che, nel clima recessivo che ha investito il mercato luxury in Cina, Max Mara si appresti a varare un piano che prevede entro il 2026 l’apertura di nuovi punti vendita, oltre ai 280 già attivi in 40 città, puntando soprattutto sulla fidelizzazione della propria clientela?
«Nell’arco di questo quasi trentennale sviluppo di Max Mara in Cina ho avuto modo di sostenere e valorizzare sempre di più la forza di un marchio, epitome di classe ed eleganza senza tempo, unita ad una grande versatilità e a una elevata qualità ed eccellenza del prodotto uniche nel proprio genere», ha spiegato Linda Lin, protagonista di questo sviluppo, «la risposta della clientela è stata sempre di grande apprezzamento, a prescindere dai trend del momento o dalle varie congiunture economiche, grazie anche al messaggio di women empowerment che Max Mara ha sempre incarnato».
«Tutto questo ci conferisce un’immensa fiducia verso l’enorme potenziale futuro del marchio in Cina», ha concluso Lin, che recentemente è stata insignita dal presidente della Repubblica italiana del titolo di Cavaliere dell'Ordine della Stella d'Italia.
Fondata a Reggio Emilia nel 1951 da Achille Maramotti, Max Mara si appresta l’anno prossimo a celebrare i 75 anni di vita nell’arco dei quali, con idee innovative ma nello stesso tempo perseguendo il più alto livello di made in Italy, all’insegna di qualità, design e stile, è riuscita a conseguire un successo consolidato in tutto il mondo.
In Cina Max Mara è partita, nel 1995, da Hong Kong, allora prossima a terminare la sua vita coloniale con il ritorno alla Repubblica Popolare cinese, e, con un negozio nel famoso Garden Hotel di Canton, a quel tempo provincia legata a Hong Kong per le prime iniziative industriali.
Negli anni successivi l’apertura a Pechino nel complesso del China World ha contribuito da apripista fino ai giorni nostri con una presenza retail di oltre 280 negozi diretti senza tralasciare quelli gestiti negli aeroporti da Dfs per un totale di 2.300 dipendenti. Linda Lin, lungimirante imprenditrice italiana con grande passione per il Made in Italy, è stata forte sostenitrice e ambasciatrice del brand nel mercato cinese fin dall’inizio degli anni 90. Lin è presidente e socio di maggioranza di Gbmax, la jv attraverso cui Max Mara opera in Cina.
Una delle chiavi di successo, soprattutto se si considera la situazione attuale dei consumi in Cina, è l’appartenenza a un gruppo indipendente non influenzato dagli andamenti borsistici che condizionano le scelte degli investitori. La costanza del fondatore la si ritrova nello stile dei capi, che, con una precipua identità nelle tonalità dei colori dei tessuti, offrono alla clientela upper class una vestibilità che si fa notare per sobrietà ed eleganza.
«Fin dalle origini, Max Mara ha costruito il suo successo sulle capacità di trasformare linee rigorose e materiali di qualità in lusso accessibile», ha spiegato Ian Griffiths, direttore creativo di Max Mara, frequentatore di Saville Row, distretto londinese dell’eccellenza sartoriale, da cui ha attinto con una sua personale e molto apprezzata contaminazione con i codici dell’abbigliamento femminile di alto livello. I risultati sono i famosi capi Ludmilla, Manuela, Teddy e il 101801 della stilista Anne-Marie Beretta, accomunati dalle tonalità color cammello, cacha o caramello, che conferiscono alle clienti Max Mara comfort, classe e sicurezza. (riproduzione riservata)
* corrispondente da Shanghai, dove vive e lavora da 30 anni