Che non tutto fosse chiaro sull'esito dei colloqui di Londra tra Stati Uniti e Cina, è apparso subito evidente quando entrambe le delegazioni hanno fatto riferimento alla necessità del visto dei due presidenti all'intesa raggiunta (o supposta tale) tra le parti.
E puntualmente quest'oggi è arrivata da Pechina la precisazione ufficiale del Ministero del commercio (Moc) sul tema terre rare, l'argomento che più interessava gli Stati Uniti e, in parte, l'Europa, che raffredda l'ottimismo delle prime dichiarazioni di Donald Trump sugli accordi raggiunti.
La Cina continuerà a migliorare la revisione e l'approvazione delle richieste di licenza di esportazione conformi per i prodotti legati alle terre rare, ha dichiarato oggi il portavoce del Moc, He Yadong, durante un regolare briefing con la stampa, rispondendo a una domanda in merito, dichiarazione che conforme il regime di stretto controllo centrale su questi commerci.
Infatti, in conformità con le leggi e i regolamenti, la Cina ha esaminato e approvato un certo numero di queste richieste, tenendo pienamente conto delle ragionevoli esigenze e delle preoccupazioni dei vari Paesi per gli scopi civili, ha affermato He. I prodotti legati alle terre rare presentano un doppio uso, con scopi sia militari che civili, ha sottolineato il portavoce, osservando che l'imposizione di controlli sulle esportazioni di tali prodotti è in linea con le pratiche internazionali.
La Cina continuerà a migliorare l'esame delle richieste conformi ed è pronta a migliorare la comunicazione e il dialogo sui controlli delle esportazioni con i Paesi interessati per agevolare il commercio conforme, ha dichiarato il portavoce.
Alla dichiarazione del Moc si è aggiunta, in contemporanea, una presa di posizione anche del Ministero degli esteri in cui si afferma che « la Cina spera che gli Stati Uniti lavorino col Paese per attuare l'importante consenso raggiunto dai due capi di Stato durante la telefonata del 5 giugno e per valorizzare il ruolo del meccanismo di consultazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti».
Il portavoce Lin Jian ha formulato queste osservazioni durante un briefing con la stampa, rispondendo a una domanda sui commenti del presidente statunitense Donald Trump sui social media in merito alla prima riunione del meccanismo di consultazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti, svoltasi a Londra da lunedì a martedì.
Lin ha sottolineato che l'incontro si è svolto sotto la guida strategica dei due capi di Stato. Le due parti hanno raggiunto un accordo di principio sull'attuazione dell'importante consenso raggiunto dai due capi di Stato durante la telefonata del 5 giugno e sul quadro di misure per consolidare i risultati dei colloqui economici e commerciali di Ginevra, e hanno compiuto nuovi progressi nell'affrontare le reciproche preoccupazioni economiche e commerciali.
Lin ha dichiarato che la Cina si è sempre impegnata a far coincidere le parole con i fatti e ha invitato entrambe le parti a rispettare il consenso ora che è stato raggiunto. Il funzionario ha espresso la speranza che gli Stati Uniti lavorino con la Cina per ampliare il terreno comune, ridurre le incomprensioni e rafforzare la cooperazione attraverso la comunicazione e il dialogo.
Le incertezze della politica, intanto, trovano un'eco sensibile nel mercato, in particolare in quello dei commercianti, che secondo un sondaggio condotto dall'Osservatorio Small Business di SumUp, fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali con soluzioni innovative per business di ogni dimensione, registra quanto le tensioni commerciali fra Stati Uniti, Cina ed Europa stiano influendo negativamente sull'attività con l'aumento dei costi di approvvigionamento, allungamento dei tempi di consegna e necessità di cambiare fornitore.
A citare l'aumento dei costi di consegna e delle materie prime è stato il 49,1% degli esercenti e il 23,1% l'allungamento dei tempi di approvvigionamento. In molti casi, queste criticità hanno imposto un cambio forzato nella catena di fornitura (20,1%) e, in alcuni casi, una riduzione della varietà di prodotti offerti (19,5%). Parallelamente, il 35% dei commercianti che hanno partecipato alla survey si definisce pessimista sul futuro del proprio business e il 48,6% degli esercenti rileva un contestuale calo della spesa dei consumatori.
Il mutato comportamento delle abitudini di consumo in Italia è stato segnalato dal 48,6% degli esercenti in relazione alla minore propensione all'acquisto o al carrello medio più magro, mentre il 33,1% ha rilevato una crescente attenzione al prezzo, con un maggior ricorso a sconti e confronti tra offerte. Il 30,3% nota anche una tendenza verso alternative più economiche, segnale di una maggiore fragilità del potere d'acquisto e di una pressione aggiuntiva sulla sostenibilità dei margini. (riproduzione riservata)