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Industria

Ancora numeri record in settembre per l'auto elettrica in Cina

A dominare il mercato è sempre il colosso Byd che in settembre ha segnato oltre il 54% delle vendite totali di veicoli elettrici in Cina con 393.060 unità consegnate, ma in calo del 6% sull'anno. Inseguono distanziate Leapmotor, Xiaomi, Chery, che ha invece il record nelle esportazioni. E sta trattando un'alleanza con Renault


02/10/2025 18:44

di Mauro Romano - Class Editori

settimanale
Wang Chuanfu, presidente e ceo di BYD

Le aziende cinesi produttrici di veicoli elettrici hanno stabilito nuovi record nel numero di consegne mensili di auto, alcune sostenute da nuovi lanci più economici. Le promozioni delle case automobilistiche e le politiche di incentivi del governo hanno inoltre favorito un "miglioramento sequenziale" delle vendite che solitamente si verifica durante il periodo di picco negli ultimi quattro mesi dell'anno, ha affermato a Cnbc Joey Ying, analista del settore automobilistico di Nomura.

I modelli C10 e C16 di Leapmotor, alleata di Stellantis in Europa, hanno raggiunto il primo posto nelle vendite nelle rispettive categorie di dimensioni (sotto i 200.000 yuan, 28 mila dollari circa) rispettivamente per il quarto e l'ottavo mese consecutivo. Allo stesso modo, la Harmony Intelligent Mobility Alliance, sostenuta da Huawei e che comprende marchi come Aito, Chery e Maextro, ha stabilito un nuovo record mensile con 52.916 unità nell'intera gamma.

Xiaomi ha raggiunto un nuovo traguardo con oltre 40.000 unità a settembre. Sebbene la casa automobilistica di veicoli elettrici non abbia specificato i numeri esatti, l'ultimo dato è circa il doppio di quello consegnato a gennaio.

A dominare il mercato tuttavia è sempre il colosso Byd che in settembre ha segnato oltre il 54% delle vendite totali di veicoli elettrici in Cina con 393.060 unità consegnate, registrando, però, un calo di quasi il 6% su base annua. Si tratta del primo arretramento annuale delle consegne nel 2025, nonostante l'avvio della stagione di punta per il settore automobilistico.

Il calo arriva dopo che l'azienda ha rivisto al ribasso il proprio obiettivo di vendita per l'anno in corso, tagliandolo fino al 16%, a 4,6 milioni di consegne, a causa della crescente pressione concorrenziale sui prezzi nel mercato interno. 

Sull'export dalla Cina a dominare la scena è invece Chery, che , secondo fonti di mercato, starebbe trattando con Renault un'alleanza industriale e commerciale in Sud America, con l'obiettivo di rafforzare la presenza nella regione e contenere i costi. 

Chery avrebbe accesso alla rete produttiva già esistente di Renault in cambio di capitali freschi e di supporto nello sviluppo prodotto. Nello stabilimento di Envigado, in Colombia, Chery potrebbe produrre veicoli a combustione interna: la maggior parte verrebbe commercializzata con il marchio Renault, mentre una quota resterebbe a brand Chery.

In Argentina, a Cordoba, è invece allo studio un investimento congiunto su una linea di pick-up ibridi plug-in, che Renault si occuperebbe poi di distribuire.

Per il gruppo francese si tratterebbe di un ulteriore tassello nella strategia di alleanze internazionali. In Brasile, Renault ha già avviato una collaborazione con la cinese Geely per la produzione e vendita di modelli elettrici e a basse emissioni. Le iniziative con Chery, assicurano le fonti, non inciderebbero su quel progetto.

Il dialogo con Chery era stato avviato sotto la guida dell'ex amministratore delegato Luca de Meo, favorevole a un co-finanziamento dell'espansione sudamericana. Il suo successore, François Provost, avrebbe adottato invece un approccio più prudente, preferendo che fosse la controparte cinese a sostenere integralmente gli investimenti.

Chery, primo marchio esportatore di auto in Cina , ha una lunga esperienza di partnership con case occidentali: in patria produce i modelli Jaguar e Land Rover. E dopo il recente e positivo debutto in borsa a Hong Kong, il gruppo ha intensificato la ricerca di opportunità di crescita all'estero, puntando su veicoli a combustione e a prezzi accessibili, particolarmente adatti ai mercati emergenti. (riproduzione riservata)


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