Bmw si aggiunge alle fila dei produttori di auto che non supportano l'applicazione di dazi doganali più onerosi alle importazioni di auto elettriche cinesi, ritenendo che potrebbero scatenare una guerra commerciale a detrimento del settore. Per questo motivo, come affermato dal ceo Oliver Zipse in una nota, "il Governo tedesco dovrebbe assumere una posizione ben chiara".
I Paesi membri dell'Unione Europea sono chiamati venerdì 4 ottobre a votare sull'applicazione di dazi definitivi (rispetto a quelli attualmente in vigore, di carattere provvisorio) fino al 45% sui veicoli ad alimentazione elettrica provenienti dalla Cina e ieri i policymaker tedeschi avevano lasciato intendere di volersi astenere dalla votazione. Per bloccare il provvedimento serve tuttavia una maggioranza qualificata, pari a 15 Stati membri in rappresentanza del 65% dei cittadini europei.
La voce di Bmw si aggiunge così a quella di Mercedes-Benz e di Volkswagen, che sostengono il libero mercato anche in scia ai timori connessi al danneggiamento delle relazioni commerciali con quello che, per le case automobilistiche europee, rimane un mercato molto importante.
Nel frattempo, per evitare il pagamento dei dazi, alcune case automobilistiche cinesi come Dongfeng, Chery e Xpeng stanno valutando l'opzione di aprire stabilimenti in Europa. Dongfeng è in trattative con il governo italiano, come è noto.
Chery, d'altro canto, starebbe pensando di posticipare l'avvio della produzione di veicoli elettrici in Europa, e più precisamente in Spagna: la decisione dipenderà dall'entrata in vigore o meno dei dazi definitivi. Le Omododa 5 EV potrebbero quindi dover aspettare ottobre 2025 per l'avvio della produzione in Europa, mentre la società valuta l'entità dell'impatto dei dazi sul progetto di importare parti prefabbricate.
Il vicepresidente onorario di Xpeng Brian Gu nel corso di un'intervista con Bloomberg ha affermato che la società sta considerando varie opzioni, tra cui la produzione a contratto, la collaborazione con stabilimenti esistenti o la costruzione di nuovi stabilimenti, anche se i piani sono ancora in fase preliminare.
Le grandi manovre deiproduttori si innescano in un mercato che quest'anno ha mosytrato forti segni di debolezza. Lo Smart Mobility Report 2024 di Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano ha rilevato che l'incidenza dell'elettrico sulle vendite di nuove vetture è scesa al 21,2%, dal 25% del 2023, e il calo interessa tutti i mercati principali, compresa l'Italia - che, con la Spagna, si conferma il Paese europeo con il minor numero di auto elettriche immatricolate.
E mentre case automobilistiche cinesi come Li Auto e Zeekr hanno registrato vendite record del nuovo a settembre, quelle europee (una tra tutte, Stellantis) si trovano in seria difficoltà.
Lo studio del PoliMi riconduce la bassa penetrazione dell'elettrico in Paesi come l'Italia agli elevati costi iniziali e alla politica di sostegni economici discontinua. La lotta dei prezzi è un meccanismo ben noto nel segmento dei Bev ed è stata oggetto in primavera di aspre critiche a Elon Musk, in merito ai tagli di prezzo applicati alle Tesla: i produttori cinesi riescono ad applicare prezzi nettamente più bassi e godono così di una posizione dominante nel mercato domestico.
Tuttavia, alcuni segnali positivi si iniziano a vedere anche in Europa: proprio ieri Skoda, del gruppo Volkswagen, ha presentato Elroq, un Suv full-electric che parte da una base di prezzo di 33.000 euro. (riproduzione riservata)