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Politica

Alla vigilia dell'incontro Usa-Cina sui dazi, Trump chiude e riapre

Le dichiarazioni contradditorie del capo della Casa Bianca alimentano le incertezze sull'esito dell'incontro tra il segretario al tesoro Usa Besset e He Lifeng, vicepremier cinese. Nel mercato dei prodotti energetici potrebbe però rafforzarsi l'inedita alleanza tra Cina e Arabia Saudita


08/05/2025 18:38

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
He Lifeng, vicepremier cinese

Sul possibile sbocco dell'incontro Cina-Stati Uniti a tema dazi, in programma sabato 10 in Svizzera, protagonisti il vicepremier cinese He Lifeng e il segretario al tesoro Usa Scott Bennet, pende la più totale incertezza alimenatta dalle dichiarazioni del presidente Trump. Il capo dell'anmministrazione americana ieri aveva dichiarato ai giornalisti presenti alla Casa Bianca che non intende prendere in considerazione l'eventualità di alleggerire i dazi del 145% imposti alla Cina.

Secondo quanto riportato da Cnbc, Trump ha risposto seccamente "no" quando gli è stato chiesto se fosse disposto a ridurre i dazi doganali elevati per portare la Cina al tavolo delle trattative. Alla domanda su cosa si aspettasse dal summit programmato in Svizzera tra le delegazioni statunitense e cinese nei prossimi giorni, Trump ha risposto: «Vedremo... perdevamo mille miliardi di dollari all'anno, ora non perdiamo più nulla, capite?».

Oggi invece la posizione è cambiata di 180°. «Penso che quello di questo weekend in Svizzera sarà un colloquio amichevole. Vorrei che la Cina aprisse il suo mercato, è molto chiuso adesso. Penso che avremo un weekend molto positivo con la Cina, loro hanno molto da guadagnare. La Cina ha molta voglia di raggiungere un accordo», ha dichiarato il presidente Usa, Donald Trump, durante un'altra conferenza stampa nello Studio Ovale.

«Potrei incontrare il presidente cinese, Xi Jinping, dipende da cosa mi dirà Scott Bessent», ha poi aggiunto rispondendo a chi gli chiedeva se avrebbe parlato con Xi dopo l'incontro in programma nel weekend.

Il limitato (+1%) aumento del prezzo del petrolio sui mercarti internazionali segnala il moderato ottimismo degli operatori sull'esito dell'incontro, mentre l'Oxford Institute for Energy Studies (Oies) avverte, invece, che «la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina potrebbe innescare un profondo riassetto delle catene energetiche globali».

«Pechino si trova costretta a diversificare le sue fonti di approvvigionamento e sta rafforzando i legami con altri grandi esportatori di energia, in particolare in Medio Oriente» affermano gli analisti inglesi, «e gli Usa stanno dirottando la fornitura di gas di petrolio liquefatto (Gpl) verso altri mercati asiatici, aumentando la dipendenza cinese dai produttori mediorientali e esponendo il Dragone a rischi legati alla sicurezza dell'offerta».

Inaspettatamente il cambio nei flussi di domanda sta influenzando la direzione degli investimenti, in particolare tra Cina e Arabia Saudita. Riad punta infatti a garantire sbocchi per il proprio greggio e ad accrescere la trasformazione dei liquidi in prodotti petrolchimici a maggior valore aggiunto, partecipando "attivamente" allo sviluppo dell'industria cinese. L'Oies ricorda che gli Stati Uniti sono un fornitore chiave di etano e Gpl per Pechino, oggi primo importatore mondiale di materie prime per la chimica. (riproduzione riservata)

 

 


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