Nonostante il rallentamento dei consumi e la persistente debolezza del settore immobiliare, l'economia cinese ha registrato una crescita superiore alle attese nel secondo trimestre, rafforzando la possibilità che Pechino riesca a centrare il target annuo del 5% nonostante. Secondo i dati diffusi dall'Ufficio nazionale di statistica (Nbs), il prodotto interno lordo è cresciuto del 5,2% su base annua nel 2* trimestre, battendo le attese degli analisti (+5,1%) ma rallentando rispetto al +5,4% del primo trimestre.
Le vendite al dettaglio sono salite del 4,8% annuo, al di sotto del +6,4% registrato a maggio e del +5,4% atteso dal consenso. Le vendite nel settore della ristorazione sono cresciute appena dello 0,9%, il dato peggiore da dicembre 2022, secondo Wind Information. Al contrario, la produzione industriale cinese è cresciuta del 6,8% su base annua a giugno, rispetto all'aumento del 5,8% di maggio.
La lettura ha superato le aspettative degli analisti, che si aspettavano un incremento più contenuto del 5,7%. In termini settoriali, la produzione dell'industria mineraria cinese è balzata del 6,1% a/a, mentre quella del settore dei servizi pubblici è cresciuta dell'1,8% e quella dell'industria manifatturiera del 7,4%.
Gli investimenti in capitale fisso, infine, sono cresciuti del 2,8% nella prima metà dell'anno, anch'essi inferiori alle attese (+3,6%). A pesare è stato in particolare il mercato immobiliare, dove gli investimenti sono calati dell'11,2%, in peggioramento rispetto al -10,7% dei primi cinque mesi. Anche le spese in infrastrutture e manifattura hanno registrato un rallentamento.
«Il mercato immobiliare è ancora in fase di assestamento», ha commentato Laiyun Sheng, vice commissario dell'istituto statistico, sottolineando che «è necessario un sostegno più incisivo» per stabilizzare il settore. Sheng ha aggiunto che il consumo interno ha contribuito al 52% del Pil nella prima metà del 2025, con un incremento della sua incidenza nel secondo trimestre, mentre la quota del commercio estero è diminuita.
L'esperto prevede un moderato miglioramento dell'inflazione nella seconda metà dell'anno, grazie agli sforzi di Pechino per incentivare la spesa evitando al contempo guerre di prezzo incontrollate. Il tasso di disoccupazione urbana è rimasto stabile al 5% in giugno, dopo il picco biennale del 5,4% toccato a febbraio.
«Anche se è probabile un rallentamento nella seconda metà dell'anno, l'obiettivo del 5% resta raggiungibile», ha affermato Tianchen Xu, senior economist dell'Economist Intelligence Unit, secondo cui il governo eviterà ulteriori stimoli nel prossimo incontro del Politburo, previsto per fine luglio. Secondo Xu, Pechino potrebbe decidere eventuali nuove misure espansive a settembre nel caso in cui la crescita dovesse frenare sensibilmente.
Ad aprile, il presidente americano Donald Trump ha aumentato i dazi sulle importazioni cinesi fino al 145%, spingendo Pechino a varare contromisure: incentivi ai gruppi esportatori in difficoltà, sussidi per l'assunzione di neolaureati e un programma di incentivi al consumo tramite la rottamazione di beni durevoli. A maggio le due potenze economiche hanno raggiunto una tregua commerciale, con la promessa reciproca di rimuovere la maggior parte dei dazi per 90 giorni.
Successivamente, un incontro a Londra ha portato a un quadro comune: Pechino si è impegnata a velocizzare le esportazioni di terre rare, mentre Washington ha allentato alcune restrizioni tecnologiche e sui visti per gli studenti cinesi. Le parti lavorano ora per raggiungere un accordo definitivo entro il 12 agosto. Il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, ha detto che incontrerà presto il suo omologo cinese per proseguire i colloqui su commercio e cooperazione. «Se la minaccia di guerra commerciale si riduce nel breve termine, diminuisce anche la probabilità che la Cina vari un maxi-stimolo fiscale», ha evidenziato Zhiwei Zhang, chief economist di Pinpoint Asset Management. (riproduzione riservata)