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Onda di M&A nell'Europa emergente: investimenti record per 80,5 miliardi di euro

La Cina si conferma una dei player principali nella regione con operazioni per 2,9 miliardi. Spicca il Regno Unito. Nel 2018, emerge dall'ultimo rapporto dello studio legale CMS e di Emis, Serbia e Albania spiccano tra i mercati più dinamici. Grande interesse per il settore delle telecomunicazioni e l'It, trainati dalla domanda per servizi di comunicazione mobile, banda larga e cavo


18/02/2019 14:34

di Mauro Romano - Class Editori

Cresce il valore dell'M&A nell'Europa emergente

Serbia, Albania, ma anche Slovenia e Slovacchia. L’ondata di M&A nell’Europa centrale e orientale, anche se in leggera flessione per numero di operazioni, continua a macinare numeri da record, sostenuta da mega-accordi che nel 2018 hanno portato il valore totale dei deal a 80,5 miliardi di euro, il secondo livello più alto degli ultimi cinque anni, e in rialzo del 12,5% rispetto al 2017.

Il grande cambiamento rispetto ai 12 mesi precedenti  è la parziale ritirata cinese. La Repubblica popolare scivola al quinto posto tra i principali investitori stranieri per volume degli operazioni. In gran parte, però l’arretramento è dovuto ai problemi di Cefc China, colosso cinese dell’energia e dei servizi finanziari, che nel 2017 aveva speso 9 miliardi di dollari per una quota del 14% del gigante russo Rosneft. Il gruppo, all’epoca guidato da Ye Jianming, poi coinvolto in accuse di corruzione in Cina, è stato dal 2015 uno dei principali attori del mercato in Europa centrale, e in particolare modo nella  Repubblica Ceca.

Pur dovendo lasciare il passo al Regno Unito, come emerge dall’ultimo rapporto dello studio legale internazionale Cms, realizzato in collaborazione con Emis, la Cina si conferma comunque uno dei maggiori investitori, sia con iniziative singole sia con progetti legati alla Belt and Road Initiative. Complessivamente nei Paesi presi in considerazione Pechino ha speso lo scorso anno 2,9 miliardi. Tra questi spicca l’investimento da 1,2 miliardi del Zijin Mining Group  nelle miniere di rame serbe di Bor, o ancora l’investimento di Hisense nella slovena Gorentje e di Alibaba nel portale turco di e-commerce Trendyol.  

“Dall’analisi emerge come malgrado il clima generale di incertezza globale nelle relazioni commerciali, in particolare tra Stati Uniti e Cina, vi siano segnali incoraggianti di crescita e tenuta del settore dell’M&A nei Paesi dell’Europa Emergente. Esiste, quindi, un grande potenziale di crescita e sviluppo nei Balcani e CMS, con i suoi 17 uffici nell’area, attrae l’interesse degli investitori italiani e internazionali. Siamo convinti che tale clima positivo di fiducia determinerà un impatto e un riflesso importante per la crescita del settore nel continente europeo e in particolare in Italia.”, ha spiegato l’avvocato Pietro Cavasola, responsabile del dipartimento corporate M&A di CMS in Italia.

Basta vedere le tendenze in Albania, dove il valore degli accordi è decuplicato, mentre il numero delle operazioni ha registrato un aumento del 300%. In crescita costante anche la Serbia. Le operazioni sono state il 40% in più rispetto al 2017, mentre il valore complessivo dei deal è salito del 737% a 5,2 miliardi di euro. Russia, Polonia e Turchia compongono a loro volta il podio del maggior numero di M&A: 605 operazioni nella Federazione guidata da Vladimir Putin, 323 per i polacchi, 193 per i turchi. 

Al vertice dei settori per investimenti attratti ci sono le telecomunicazioni e l'It. Hanno totalizzato 18,1 miliardi di euro, “sull’onda dei deal di consolidamento avvenuti in tutta Europa e della crescita della domanda per servizi di comunicazione mobile, banda larga e cavo”.


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