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Lusso retail, in Cina il 41% delle aperture, ma in calo sul 2022

Oltre a Shanghai, Shenzen, Hangzouh e Wuhan in Cina, sono le città più richieste e il Paese che continua a dominare per le aperture con uno share del 41%, nonostante un calo del 12% sul 2022. Altre città da tenere d’occhio nel Far East sono Mumbai, Delhi, Giakarta e Bangkok


05/06/2024 12:26

di Elisabetta Campana - Class Editori

settimanale
Francesca Cattagni di Savills

Si diversifica la geografia del luxury retail. Nel 2023 la Cina resta il Paese con più opening al mondo, incalzata da tutta l’Asia-Pacifico, ma come singola città New York è l’asso pigliatutto e, in Europa, Milano con via Montenapoleone è la strada più cara per gli affitti.

Dopo l’abbuffata di opening post-pandemia, la parola d’ordine per le aperture di nuovi negozi sia focus. I brand sono sempre più a caccia delle location migliori, nonostante gli indirizzi top tendano a esaurirsi, e dei clienti commercialmente più gratificanti, seguendoli nei loro shopping tour nelle località turistiche e resort.

Come spiega l’ultimo «Global luxury retail report» di Savills, società internazionale di consulenza immobiliare, la normalizzazione dei mercati, assieme a selettività e carenza di spazi, ha portato nel 2023 a una flessione delle inaugurazioni globali del 13% rispetto al 2022. Al contempo però diverse aree sono in controtendenza, proprio per la propensione dei marchi a diversificare puntando su città retail-oriented.

«I brand del lusso sono più che mai focalizzati sulle location e sull’espansione in mercati target. Il panorama globale alto di gamma continua ad ampliarsi a livello sia di nuove geografie sia di offerta. Questo permette alle proprietà di proporre ai brand nuove opportunità e, allo stesso tempo, aiuta i tenant a far fronte alle nuove esigenze della domanda», spiega Francesca Cattagni, head of high street leasing di Savills.

Le grandi metropoli come New York, Tokyo, Seoul, Parigi, Londra e Milano restano ovviamente place to be, ma diventano appetibili altre realtà dove la minore presenza di luxury brand, gli interessanti margini di crescita, il costo del lavoro e degli affitti magari inferiore, possono offrire un ritorno sull’investimento potenzialmente più rapido.

Nel report si segnalano, in quest’ottica, città come Shenzen, Hangzouh e Wuhan in Cina, Paese che continua a dominare per le aperture con uno share del 41%, nonostante un calo del 12% sul 2022, anno però di forte espansione, a causa dei consumi interni meno dinamici e della riduzione di spazi disponibili. Altre città da tenere d’occhio nel Far East sono Mumbai, Delhi, Giakarta e Bangkok. Non a caso, proprio la regione Asia-Pacifico ha registrato un aumento del 31% delle aperture rispetto al 2022, pari al 17% del totale degli opening mondiali. In particolare, grazie al turismo e all’allentamento dei visti per i cinesi, Singapore e Tokyo, favorita anche dallo yen debole, hanno contribuito al 40% delle inaugurazioni nell’area.

Oltreoceano, in Nord America, è New York che la fa da padrona, raddoppiando gli opening rispetto al 2022, con il 12% di share, su un totale Usa del 18%. Segue Los Angeles, ma stanno aumentando d’interesse città ricche e in destinazioni turistiche come Atlanta, Dallas, Chicago e Aspen. In Europa, che vale il 17% delle aperture, l’Italia brilla con Milano. «Città che resta la principale destination per il comparto luxury nel nostro Paese.

Qui la domanda di negozi è costantemente elevata a fronte di una disponibilità di spazi molto limitata, che diventa prossima allo zero nel Quadrilatero e, in particolare, in via Montenapoleone, la location high street più cara in Europa con canoni di 15 mila euro al metro quadrato l’anno (senza key money, ndr)», conclude Cattagni. «In Italia l’espansione prosegue anche nelle principali destinazioni turistiche come Cortina, Forte dei Marmi, Madonna di Campiglio, Costa Smeralda, Costiera Amalfitana e lago di Como, oltre che in città come Firenze, Bologna e Venezia». (riproduzione riservata)


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