Auto elettriche cinesi ancora alla ribalta delle cronache: sul palcoscenico odierno sono salite Xiaomi e Chery Auto. La prima ha avviato i preparativi per l'apertura di nuovi showroom per i suoi veicoli elettrici in Europa e non esclude che, in futuro, possa anche arrivare a produrre auto nel Vecchio Continente. La seconda ha esordito in borsa a Hong Kong con risultati alterni, partenza a razzo, chiusura sottotono.
Per Xiaomi ha parlato il vice presidente dell'azienda, Xu Fei, che a Cnbc ha fornito ulteriori dettagli sui piani futuri della società, impegnata tra l'altro nell'organizzare lo sbarco in Europa. «Abbiamo svolto la nostra ricerca sul campo qui a giugno" in modo "da prepararci alla rete di vendita e alle partnership», ha dichiarato Xu. «L'intera organizzazione sta prendendo il via».
Il manager ha lasciato intendere che è probabile che l'azienda apra showroom in Europa simili a quelli in Cina. «Gli utenti devono provare l'auto, non solo per un test drive... devono anche comprendere l'ecosistema"», ha affermato, riferendosi alla gamma di prodotti di Xiaomi, che spazia dagli smartphone agli elettrodomestici.
Xu non ha rivelato il modello che il gruppo lancerebbe in Europa, ma ha affermato che l'azienda non «progetterà un prodotto completamente nuovo». Quanto alla possibilità di aprire uno stabilimento a livello locale, Xu non ha escluso la possibilità. Al contrario, il vice presidente ha affermato che non sarà il primo passo nel percorso di Xiaomi nel settore dei veicoli elettrici in Europa, ma penso che lo faremo sicuramente in futuro.
«La logica è molto semplice. Vogliamo essere uno dei primi cinque player al mondo entro 15-20 anni. Se vuoi riuscirci, devi assolutamente avere una fabbrica europea», ha concluso. Dall parole ai fatti, la casa cinese ha anche annunciato l'apertura di un centro europeo Xiaomi EV di R&D e Design a Monaco di Baviera, snodo fondamentale per la strategia che mira a promuovere il progresso della mobilità smart e dell'innovazione automobilistica, seguendo la strategia dell'ecosistema intelligente Human x Car x Home.
Il centro si concentrerà nei progetti sulla performance dei veicoli, sullo sviluppo della tecnologia dei veicoli elettrici, sull'innovazione del design, sull'orientamento verso il cliente e sulla ricerca avanzata, in particolare sui veicoli ispirazionali e ad alte prestazioni, sempre in linea con i più elevati standard internazionali di sicurezza e qualità.
Chery Auto ha debuttato alla borsa di Hong Kong, dopo aver raccolto 1,2 miliardi di dollari da un'offerta pubblica iniziale capitali con cui punta a espandersi all'estero. La società, che è già il più grande di esportatore di auto della Cina, ha guadagnato l'11% in avvio di seduta, per poi arrivare a toccare i 34,98 dollari di Hong Kong, a fronte del prezzo di Ipo fissato a 30,75 hkd. A fine sessione ha invertito però la rotta chiudendo in calo del 5,3%.
Il gruppo cinese, che assembla Jaguar e Land Rover in Cina, ha dichiarato che intende destinare i proventi dal collocamento di azioni alla ricerca e allo sviluppo, all'espansione all'estero e all'ammodernamento degli stabilimenti. La casa automobilistica sta accelerando la sua espansione in Vietnam, Medio Oriente ed Europa. Il suo sotto-marchio specializzato in Suv, Jetour, entrerà in Europa a novembre con il lancio in Polonia di tre Suv con motore a combustione interna.
«Chery è rimasta un po' fuori i riflettori, visto che negli ultimi anni tutti parlavano di Byd», il commento di Tu Le, fondatore e ceo di Sino Auto Insights, a Cnbc. Resta però da capire l'impatto delle barriere commerciali. Negli Stati Uniti, i veicoli elettrici prodotti in Cina sono soggetti a un dazio del 100% (ai sensi della Sezione 301 del Trade Act del 1974).
Nell'ottobre 2024 anche il Canada ha introdotto dazi del 100% sulle importazioni di vetture Ev cinesi. L'Unione Europea ha imposto poi tariffe fino al 45,3% su alcuni modelli di auto elettriche cinesi, in vigore dalla fine del 2024. Secondo Tu Le, sebbene Chery sia in parte esposta a questi dazi, il fatto che stia costruendo stabilimenti in Medio Oriente e Sudest asiatico riduce i rischi e la mette in una posizione migliore rispetto a molti concorrenti che puntano solo sull'export.
Ad agosto, Chery ha venduto 242.736 veicoli, di cui 129.472 esportati, con un aumento annuo rispettivamente del 14,6% e del 32,3%. (riproduzione riservata)