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Industria

Marco Tronchetti verso la conferma alla guida di Pirelli fino al 2023

Vanno delineandosi i nuovi patti parasociali della Bicocca. Gli attuali accordi scadranno nel giugno 2020 e per questo nel corso degli ultimi mesi si sono tenuti incontri tra Camfin (di cui Tronchetti Provera è riferimento) che detiene il 10% di Pirelli e ChemChina, socio con il 45,5% per un nuovo patto. Il modello Pirelli è preso a esempio per tutelare l'italianità in caso di acquisizioni


19/07/2019 11:22

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

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Marco Tronchetti Provera, ceo di Pirelli Group

Con la benedizione di Frank Ning, o, alla cinese, Ning Gaoning, 60 anni, chairman di ChemChina e di Pirelli, Marco Tronchetti Provera sarà con tutta probabilità riconfermato fino a giugno 2023, cioè dopo l'approvazione del bilancio 2022, alla guida dell'azienda di pneumatici come ceo. 

A breve potrebbero essere annunciati, secondo fonti di mercato, i nuovi patti parasociali del gruppo della Bicocca che, come confermato dallo stesso Tronchetti a metà maggio, aveva avviato in anticipo rispetto alla scadenza naturale le discussioni per un rinnovo di quei patti.

Gli attuali accordi tra Pirelli e ChemChina scadranno nel giugno 2020 e per questo nel corso degli ultimi mesi si sono tenuti incontri tra Camfin (di cui Tronchetti Provera è riferimento) che detiene il 10% di Pirelli e ChemChina, socio con il 45,5% per un nuovo patto. 

La presenza di Tronchetti come massimo responsabile di Pirelli è uno dei due cardini (l'altro è il mantenimento della sede e della ricerca in Italia) su cui è stata costruita l'alleanza con il potente gruppo cinese, 58 miliardi di dollari di fatturato, 142 mila dipendenti in tutto il mondo, di cui Pirelli, insieme alla svizzera Syngenta, leader mondiale nella produzione di sementi e agrofarmaci, 13,5 miliardi di dollari di fatturato 2018, è una delle principali controllate e un fiore all'occhiello, grazie alla sua tecnologia, nonostante rappresenti poco più del 10% del fatturato globale.

Nella riconferma di Tronchetti e dei patti che il ceo di Pirelli aveva stretto con Ren Jianxin, il predecessore di Ning, l'uomo che ha costruito dal nulla la fortuna di ChemChina, facendola diventare una delle prime imprese al mondo nel suo settore, l'attuale chairman non si è limitato a riconoscere quanto fatto dal predecessore, ma ha dato una nuova spinta al programma di integrazione di Pirelli nella prospettiva strategica della multinazionale di Pechino, nonostante i risultati della gestione del gruppo milanese risentano del generale rallentamento del mercato automotive, in particolare in Cina.

Ai piani alti del quartier generale di ChemChina, Filippo Maria Grasso, ceo do China National Tire & Rubber, la subholding di ChemChina che controlla Pirelli e l'intera filiera delle attività pneumatici e gomma, unico italiano al vertice di una holding cinese, ha saputo conquistarsi la fiducia di Ning, riconosciuto tra i manager più brillanti della nuova economia cinese, facilitando i suoi rapporti con Tronchetti e il quartier generale milanese, anche sui temi caldi della gestione.

Uno di questi sarà, nel prossimo triennio, lo sviluppo del business nei grandi pneumatici, per autocarri e macchinari agricoli, concentrato in una società di recente costituzione la Prometeon Tyre Group (Ptg), spin-off del comparto Industrial di Pirelli Tyre, che produce e commercializza i pneumatici per truck, bus, agro e Otr a marchio Pirelli.

Con quattro fabbriche (due in Brasile, una in Egitto e una in Turchia) e tre centri di Ricerca&Sviluppo, in Italia, Brasile e Turchia e un Centro di Sviluppo in Egitto, oltre 7 mila dipendenti, nei cinque continenti, Ptg ha inglobato anche le attività cinesi di Aeolus, controllata da China National Tire & Rubber.

Sulle esportazioni di Aeolus dalla Cina verso l'Europa faceva conto una parte del piano industriale messo a punto inizialmente tra Pirelli e ChemChina, senonchè la commissione europea ha istituito l'ottobre scorso pesanti dazi sull'importazione in Europa di peneumatici per autocarri e autobus cinesi, nuovi e ricostruiti. 

Nei sei mesi successi il mercato europeo per i produttori cinesi si è quasi dimezzato, mentre Aeolus si è trovata a farei conti anche con la rinnovata aggressività dei produttori indonesiani e filippini sul mercato asiatico.

«Uno degli obiettivi principali che ci siamo dati è riequilibrare la nostra presenza commerciale globale, nel passato siamo stati troppo legati a mercati esposti a fattori esterni, come il cambio o il tasso di inflazione,» ha affermato di recente Gregorio Borgo, che guida Ptg insieme a Giorgio Bruno, storico manager Pirelli, «quei mercati sono ancora importanti e rimarranno strategici per il nostro futuro, ma vogliamo che l’azienda sia meno dipendente da fattori esterni. In altre parole, puntiamo ad avere il controllo del nostro business e del nostro sviluppo».

Nel frattempo gli analisti hanno rivisto anche le stime del settore automotive «alla luce dei dati di mercato del mese di giugno pubblicati recentemente da Michelin, che evidenziavano la debolezza in particolare del mercato auto europeo, come segnalato anche da Nokian», limando dell’1% le stime 2019 su Pirelli relative al fatturato e del 5% quelle sull’utile netto adjusted. 

Proiettandosi ai risultati del secondo trimestre, che saranno discussi nel consiglio d’amministrazione previsto per il 1 agosto, gli analisti di Mediobanca si aspettano che Pirelli registri un ebit nel secondo trimestre in calo su base annua in valore assoluto, abbassando il margine di oltre 100 punti base.

Anche per Mediobanca la guidance sul 2019 sembra a rischio. «Secondo i nostri calcoli», hanno scritto, «per centrare i target medi della guidance, Pirelli dovrebbe aumentare l’ebit del 9% nel secondo semestre di quest’anno, il che sembra abbastanza aggressivo». 


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