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Politica

Crescita robusta in Cina, ma il modello tutto export non tiene

Il Fondo monetario internazionale rivede al rialzo la crescita del pil cinese ma avverte che occorre cambiare il modello di sviluppo da quello attuale basato sulla produzione a uno basato sui consumi, obiettivo previsto nel piano quinquennale (2026-2030) in corso di definizione da parte del governo di Pechino


10/12/2025 11:56

di Elena Dal Maso - Class Editori

settimanale
Sonali Jain-Chandra, senior economist del Fmi

Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita della Cina e ha invitato Pechino a varare un «pacchetto di politiche più incisivo» per rendere l’economia meno dipendente da esportazioni e investimenti.

L’Fmi ha detto di aspettarsi che il pil cinese cresca del 5% nel 2025 e del 4,5% nel 2026, più rapidamente rispetto alle ultime proiezioni di ottobre (4,8%). Guardando avanti, «sfide strutturali di lunga data» rischiano di diventare un freno alla crescita. «Gli squilibri rimangono significativi fra una domanda interna debole e pressioni deflazionistiche», è scritto nel report. «La priorità politica è la transizione verso un modello di crescita trainato dai consumi».

Alla Cina sono bastati 11 mesi per accumulare un surplus commerciale record di oltre 1.000 miliardi di dollari quest’anno, rischiando una reazione negativa da parte dei mercati saturati di beni provenienti dalla più grande nazione manifatturiera del mondo.

«Le dimensioni dell’economia cinese e le tensioni commerciali rendono la dipendenza dalle esportazioni meno sostenibile per mantenere una crescita robusta», il commento di Sonali Jain-Chandra, capo missione dell’Fmi per la Cina.

«La bassa inflazione rispetto ai partner commerciali ha portato a un deprezzamento del tasso di cambio reale, contribuendo a esportazioni forti e sostenendo la crescita». Di conseguenza, gli squilibri esterni stanno diventando più marcati, secondo l’Fmi, con un surplus delle partite correnti che dovrebbe raggiungere il 3,3% del prodotto interno lordo nel 2025.

All’inizio del 2025, l’Fmi aveva stimato che lo yuan fosse sottovalutato dell’8,5%, sulla base di un surplus delle partite correnti pari al 2,3% del pil dell’anno precedente. L’avanzo commerciale ha raggiunto il 3,4% nel terzo trimestre di quest’anno, il livello più alto dalla fine del 2010, secondo calcoli di Bloomberg.

L’Fmi ha quindi chiesto a Pechino di intervenire «con maggiore urgenza» in diversi settori, per esempio «affrontare gli squilibri attraverso politiche macroeconomiche più espansive e riforme complementari per ridurre l’eccesso di risparmio delle famiglie».

L’Fmi ha inoltre invitato Pechino a portare avanti avanti un «consolidamento fiscale sostenuto» nel medio termine, una volta superata la fase deflazionistica, per stabilizzare il debito pubblico. (riproduzione riservata)



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