L'Emilia-Romagna ha importato dalla Cina, nell'ultimo anno, merci per oltre 3,5 miliardi di euro ed esportato per un valore di 2 miliardi, quindi con un deficit rilevante sulla bilancia commerciale, in parte compensato dagli investimenti diretti esteri provenienti dalla Cina che sono oltre 70.
Sono i dati salienti del “Rapporto Cina 2020” presentato questa mattina a Bologna con Fondazione Italia-Cina, dall’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla,che ha ribadito la priorita': «Dobbiamo puntare a colmare il divario nella bilancia commerciale con la Cina».
Se il trend sembra incoraggiante per il fatto che negli ultimi 10 anni le esportazioni sono cresciute del 49% contro il 10% delle importazioni, resta il fatto che la situazione cinese è anomala. Con il resto del mondo l’Emilia-Romagna evidenzia un saldo nettamente positivo.
Le due voci principali dell’interscambio sono le produzioni meccaniche e la moda, e questo vale per entrambe le aree geografiche: sia l’Emilia-Romagna che la Cina importano ed esportano la stessa tipologia di prodotti, una situazione che gli economisti chiamano commercio intra-industriale, che si sviluppa tra Paesi maturi, di pari livello economico e dalla forte integrazione.
La ricetta spiegata dall’assessore Colla per arrivare ad azzerare il deficit commerciale in 5 anni è investire massicciamente nella digitalizzazione dell’export e soprattutto nella partecipazione delle imprese ai market place business to business e business to consumer connessi con la Cina. «Sono già attivi diversi progetti con le Camere di Commercio dell’Emilia-Romagna e le Associazioni industriali, ma occorre definire una strategia unitaria, condivisa e dettagliata a livello territoriale e nazionale», ha detto Colla.
Il settore delle produzioni meccaniche rappresenta il 62% del totale export, seguito dalla filiera della moda con il 16%. Tra i sottosettori emerge quello delle macchine di impiego generale, che hanno fatto registrare 612 milioni di export nel 2019. Altri settori di rilievo, con un export di valore superiore ai 100 milioni, sono gli autoveicoli (188 milioni) e i medicinali e preparati farmaceutici (119 milioni).
Anche le importazioni regionali dalla Cina risultano concentrate prevalentemente sulle produzioni meccaniche (51%) con un ruolo rilevante anche della filiera della moda (24%). In evidenza il settore dell’abbigliamento, che da solo fa registrare 380 milioni di import nel 2019.
Gli Investimenti diretti esteri (Ide) presenti in Emilia-Romagna provenienti dalla Cina sono oltre 70, per un totale di circa 2.600 dipendenti e un fatturato aggregato di 1,4 miliardi di euro (Aida- Bureau Van Dijk, dati relativi al 2019). Tra le principali imprese regionali controllate da investitori cinesi: Ferretti (Yacht) e Mcm (Machining Centers Manufacturing), oltre alla commerciale Volvo Car Italia.
Tra le operazioni in itinere dell’ultimo anno c’è quella della cinese Faw nell’automotive elettrico. Agli inizi del 2020 Faw, azienda cinese leader nell’automotive, ha annunciato di aver scelto l'Emilia-Romagna per costruire vetture elettriche e ibride di alta gamma. Si tratta del primo grande investimento all’estero del marchio cinese per oltre 1 miliardo di euro. L’azienda asiatica opera in tandem con la Silk Ev, start-up di ingegneria e design con sede formale negli Usa ma operativa in regione.
L'anno scorso è stato anche particolarmente proficuo nell'allargamento delle relazioni e dei rapporti di cooperazione. Dopo la Municipalità di Shanghai e la provincia dello Zhejiang, nel 2015 la Regione Emilia-Romagna ha firmato un Protocollo d’intesa con l'amministrazione della provincia del Guangdong, una delle aree più ricche della Cina, che comprende tra l'altro la Great Bay Area, con Shenzhen, per realizzare iniziative di scambio e cooperazione nei settori del commercio e degli investimenti, della tecnologia, della tutela ambientale, della cultura e del turismo.
E lo scorso ottobre è stata la volta della provincia dello Shandong, con la firma di un’Intesa di collaborazione finalizzata allo sviluppo economico e commerciale e alla partecipazione alle fiere, agli investimenti diretti, al trasferimento tecnologico, alla collaborazione fra università e centri di ricerca, alla collaborazione nella cultura, arte e turismo.